La cattiva distribuzione delle precipitazioni continua a segnare la primavera di maggio. Da marzo fino ad ora, alle poche regioni che hanno avuto troppo con annessi guai, si contrappongono tutte le altre che lamentano le conseguente siccità. In generale il Sud e alcune regioni del Centro hanno visto una situazione migliore di quella del Nord, afflitto dalla scarsità di pioggia.
Nei primi tre giorni di maggio, le cateratte del cielo si sono aperte anche tra Emilia orientale e Romagna con effetti rovinosi. In 48-72 ore, tra le colline e la pianura modenesi, bolognesi e romagnole, è caduto fino a più del triplo dell’acqua attesa nell’intero mese.
Suoli sempre meno naturali e sempre più artificiali, lo stato di quelli naturali a seguito della siccità e la situazione delle arginature hanno prodotto i disastri che sappiamo. Il tempo fa quello che vuole da sempre, ma sugli effetti delle sue bizzarrie è già da un bel pezzo che l’uomo lascia un’impronta sempre più pesante.
Fatte queste premesse, la Lunigiana rientra fra le aree che sono in attesa di ricevere apporti idrometeorici significativi. Al 9 maggio, il conto della pioggia è fermo ai pochi millimetri caduti nei primi due giorni: questo dopo un trimestre febbraio-aprile assai avaro di precipitazioni. Maggio ne dovrebbe recare, in media, 80-90 alla marina, 100-110 nelle valli interne, 130-160 sui rilievi e fino a 180-200 nelle stazioni più irrorate dell’alto Appennino e delle Alpi Apuane.
Probabilmente, quando leggerete queste righe, una prima ‘mandata’ sarà già avvenuta mercoledì 10. È auspicabile, però, che la situazione di tempo instabile e a tratti perturbato perduri per rinvigorire le campagne il più possibile prima dell’arrivo del caldo e del periodo usualmente meno ricco di precipitazioni, o comunque di quello in cui gli episodi sono legati a rovesci e temporali che dispensano acqua non diffusamente e per molte ore, bensì a capriccio e concentrate in tempi brevi.
Trascorsi i giorni fino a mercoledì 3, che avrebbero potuto raccogliere di più, ma che hanno visto solo le briciole per un gioco di correnti non favorevoli ai versanti occidentali, da giovedì 4 a sabato 6 si è goduto di tempo radioso e limpido, col cielo segnato da poca nuvolosità cumuliforme il 4 e da innocue velature il 5 e il 6.
Regolare il regime di brezza. Al fresco del primo mattino (temperature minime di 6-8°C), è seguito un gradevole caldo asciutto nelle ore centrali e pomeridiane. Ovvio, infatti, che con il cielo per lo più sgombro le temperature minime siano state pari o lievemente inferiori alla norma, mentre le massime diurne si siano tenute un tantino sopra i canoni di inizio maggio.
Da domenica in poi, velature, altocumuli e cumuli si sono moltiplicati e il cielo è tornato a farsi più variegato: sia ieri, lunedì 8, che oggi, martedì 9, l’instabilità termo convettiva ha mosso i primi passi della stagione producendo rovesci nelle ore pomeridiane. Piovaschi e acquazzoni hanno prediletto i rilievi collinari e montuosi del Bagnonese e dello Zerasco, ma localmente hanno coinvolto pure qualche località del fondovalle.
a cura di Maurizio Ratti, Mauro Olivieri e Giovan Battista Mazzoni