Congo: “Abbandonati e senza aiuti, qui manca tutto”

L’allarme di Caritas: per le alluvioni sono già 400 i morti accertati e 4.300 i dispersi

Povertà e bisogno estremo nella Repubblica Democratica del Congo (foto di repertorio – Avsi/SIR)

Nel tardo pomeriggio di giovedì 4 maggio, nella travagliata regione del Sud Kivu (Repubblica Democratica del Congo), attorno al lago omonimo, ha iniziato a piovere come accade in questa stagione. Le piogge torrenziali, molto più forti del solito, hanno causato lo straripamento di tre fiumi, portando la distruzione in diversi villaggi. Tra i più colpiti, quelli di Bushushu (sulla strada che collega Bukavu a Goma) e di Nyamukubi (zona di Kalele).
In quel territorio, dove nel 2004 si erano rifugiati civili in fuga dai massacri delle milizie paramilitari Interahamwe, sono state costruite abitazioni precarie in zone a rischio, sul fianco di una collina. Lunedì 8 maggio, in tutto il Paese è stata una giornata di lutto nazionale.
Dove prima c’era la vita ora si vede solo una distesa di sabbia e pietre che ha sepolto interi villaggi. Ed enormi fosse comuni dove vengono accatastati i corpi delle vittime, in sacchi mortuari grigi o azzurri. Intorno una popolazione traumatizzata e attonita.
Le vittime finora accertate sono 400 ma nelle ultime ore, secondo alcune stime della società civile locale, si parla di almeno 4.300 dispersi, con scarse speranze di ritrovarli vivi. Intere famiglie sono morte, quasi tutti i sopravvissuti hanno perso qualche familiare, ci sono tanti bambini senza genitori: per loro la sopravvivenza sarà durissima.
Solo la Croce Rossa è arrivata sul posto ma manca tutto: cibo, farmaci, acqua potabile. “Caritas Bukavu è già sul campo e sta facendo una prima evacuazione degli sfollati e cercando di portare i primi soccorsi”, racconta al Sir Boniface Nakwagelewi ata-Deagbo, direttore di Caritas R.D. Congo, che conferma le stime ufficiali e segnala che “anche le parrocchie della zona sono vittime delle inondazioni. Ci saranno morti tra preti, catechisti, insegnanti”. “La gente nei villaggi è traumatizzata – racconta -. Le case sono tutte sepolte, le persone non possiedono più nulla”.
A parte la Croce Rossa e Medici senza frontiere, che ha accolto nell’ospedale 16 feriti gravi e donato sacchi mortuari, non sono presenti corpi di soccorso né aiuti umanitari organizzati. “La popolazione è abbandonata alla propria sorte, rincara il responsabile della Caritas nazionale, bisogna aiutare i sopravvissuti e fare in modo che non muoiano a causa della mancanza di aiuti”.
“Non sarà facile, spiega, perché ci sono molti problemi nel nostro Paese, tra cui la guerra con il movimento M23 nel Sud Kivu e inondazioni in altri territori. Sarà una grande sfida”. Non è la prima volta che accadono eventi di questo tipo.
Nel 2014 e anche due anni fa c’è stato un disastro simile in quelle zone. “Anche se già accaduto, il fenomeno è aggravato dal cambiamento climatico e dalla presenza di costruzioni abusive in zone dove non si potrebbe costruire”, conclude.

(Agensir)