
Pontremoli ha vissuto tre giorni di riflessioni e analisi su problemi molto seri e attuali, su un progetto di teatri con partecipazione di istituzioni, tra cui il Comune e il Centro Giovanile: è stato realizzato il “Curae Festival”, in cui hanno dialogato in modo concreto e sapiente registi di teatro, responsabili di minorenni in carico alla giustizia o prossimi all’uscita e da reinserire positivamente nel contesto sociale.
Col fervore e la esperienza, con cui da anni promuove iniziative che coinvolgono le ospiti dell’Istituto Penale Minorile, Paolo Billi, regista del pontremolese Teatro del Pratello, ha diretto il Festival che ha messo a confronto esperienze di “teatro, giustizia minorile, mediazione, giustizia riparativa”. Al Teatro della Rosa dal 30 marzo al 1° aprile sono risuonate poesie e narrazioni composte dai ragazzi del Beccaria di Milano che si domandano se sia possibile una mediazione capace di mettere d’accordo nemici. C’era collegamento streaming con gli altri IPM italiani.
Un momento coinvolgente è stata la presentazione al Caffè letterario del libro di Lorenzo S. e Mauro Pescio “Io ero il milanese. Storia dei miei errori e della mia rinascita”.
Le ragazze dell’IPM e studenti degli Istituti Superiori di Pontremoli “hanno insegnato” a una nonnina, rappresentante di gran parte dell’opinione pubblica, cosa sia un pregiudizio e come liberarsene. Lo spettacolo graditissimo, acclamato con applausi e canti di lunga e calorosa durata dal teatro a posti tutti esauriti, partiva con l’affermazione consueta che i “vecchi” pensano giusto, ma in allegra sequenza i nostri ragazzi hanno presentato un loro esempio di pregiudizio, che è parlare senza conoscenza dei fatti verificata personalmente ma sostenuta aderendo a luoghi comuni, stereotipi o assurdità.
L’elenco dei giudizi pronunciati “prima” di sapere davvero come stanno le cose potrebbe essere molto lungo; ecco un piccolo campionario: se uno studia ed ha buoni risultati è un secchione, le donne non possono fare i lavori degli uomini, i comunisti mangiano i bambini, una persona vale per i suoi soldi, non per i suoi sogni, se non vesti “firmato” sei “nerd” un poveraccio fuori tempo (e pensare che nasciamo tutti nudi!), si va a scuola per il voto. La nonna pare che abbia capito che per giudicare bisogna prima cercare di capire le situazioni, confrontarsi e dialogare.
Il festival ha cercato di superare schematismi ideologici o moralistici per dare la parola ai ragazzi che hanno dialogato con magistrati, docenti, un criminologo, mediatori, il direttore generale e operatori della giustizia minorile, il sottosegretario alla Giustiza e registi di teatro in carcere: è questa un’iniziativa che dà risultati costanti e positivi volti alla rieducazione dei condannati, a maggior ragione dei ragazzi, come afferma la nostra Costituzione.
(M.L.S.)