La ripresa nel tempo liturgico della Quaresima dell’esperienza dei “Gruppi di Ascolto della Parola” che da oltre 10 anni è presente in diocesi, segna una tappa importante nel cammino ecclesiale, perché manifesta l’impegno e la costanza di un “lavoro di squadra” della Commissione diocesana che ha permesso negli anni a tante persone l’accesso alla Parola di Dio nelle parrocchie e nelle comunità.
Anche il vescovo Mario, come i suoi predecessori, ha compiuto il servizio di “spezzare” la Parola di Dio tenendo un incontro di lectio divina su un brano del Vangelo di Matteo, in particolare la parabola degli operai mandati nella vigna alle diverse ore (Mt 20, 1-16): l’iniziativa, per la zona di Costa, si è svolta lo giovedì 9 marzo nel Santuario dei Quercioli.
Riferendosi al brano del Vangelo di riferimento, il vescovo Mario ha sottolineato come l’impegno cui ogni cristiano è chiamato nella “vigna del Signore” avviene perché Dio vuole che noi partecipiamo della sua stessa vita, perché anche noi possiamo portare il frutto dell’amore verso i fratelli. La chiamata che avviene in ciascuno di noi è caratterizzata “dallo stile della gratuità e dalla libertà con cui il Signore ci ama e desidera che noi rispondiamo con altrettanta gratuità a questa chiamata, donando noi stessi”, ha detto mons. Vaccari.
Ad un primo punto di vista, queste diverse “chiamate” degli operai alle diverse ore della giornata, secondo gli insegnamenti dei Padri della Chiesa, rappresentano altrettante “alleanze” che Dio ha voluto stipulare con diversi personaggi della storia della salvezza: Adamo, Noè, Abramo, Mose e la “nuova ed eterna alleanza” con Gesù.
Ma forse, ha evidenziato il vescovo, la lettura più interessante di queste chiamate è da mettere in relazione alle diverse età della vita e ai modi con i quali il Signore chiama anche noi: a volte abbiamo risposto, altre volte abbiamo disatteso un invito che il Signore ci ha rivolto. “C’è chi ha potuto condividere la vita della Chiesa fino dall’infanzia perché gli è stata trasmessa dai genitori o dalla parrocchia, ci sono chiamate poi che avvengono in una età più adulta, anche per eventi dolorosi e improvvisi, ci sono infine chiamate “all’ultimo minuto”, pensando all’episodio del buon ladrone”.
Il vescovo poi ha preso in considerazione la seconda parte della parabola, cioè quando il padrone della vigna si accinge a dare la paga agli operai, iniziando dagli ultimi. Se la logica che anima i primi operai è strettamente economica, basata sul “do ut des”, il comportamento del padrone della vita è agli “antipodi”.
“Con questa parabola Dio intende farci uscire da questo ‘meccanismo retributivo’, per cui se mi comporto bene, penso di dover avere un premio, oppure quando incontro persone ‘fuori dalla Chiesa’ che si avvicinano per chiedere il perdono, che si interrogano sul senso della vita, a volte le escludo perché le considero ‘lontane’, li giudico peccatori”.
Mons. Vaccari ha infatti esortato a stare attenti, sia come singoli cristiani, sia come comunità, a non entrare nella logica degli “operai della prima ora”, perché la logica di Gesù non è economica, ma quella del “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”, perché il Signore ci ha amati per primi, anche quando eravamo peccatori.
Il vescovo poi ha fatto un riferimento preciso alle indicazioni contenute nell’Esortazione Amoris Laetitia in merito al tema della Comunione ai divorziati e risposati: il Papa non ha dato una norma, ma ha indicato un percorso di discernimento, per permettere a chi ha vissuto il fallimento del proprio matrimonio di rileggere la propria esperienza alla luce della misericordia e del perdono e incamminarsi in un cammino di fede che dia accesso al sacramento dell’Eucarestia.
In questo caso, il vescovo ha fatto notare come le resistenze e le critiche di fronte a questo orientamento non solo provengano da alcuni sacerdoti, ma da quelle coppie sposate in famiglie “regolari” che rivendicano quasi “un diritto” e se la prendono nei confronti di chi sta cercando di recuperare la propria vita.
Il cuore umano si deve aprire ad una logica di gratuità e amore, mentre l’ultimo inciso del brano evangelico, “gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi”, intende sottolineare proprio questo: “la categoria del rinnovamento che propone Gesù – ha detto il vescovo Mario – è quella di chi decide di fare un esodo dai propri possedimenti e dalle logiche retributive, donando senza badare a spese perché chiunque ha lasciato, padre, madre, fratello, sorella, campi ha già ricevuto il centuplo e la vita eterna”. Lo stile dunque dei discepoli di Gesù è quello di una gratuità, ricevuta e donata, perché nulla è nostro ma tutto è di Dio.
Davide Finelli