Sbarchi a Spezia e Marina di Carrara: dove sono stati accolti i migranti

Ad un mese dall’approdo di Geo Barents e Ocean Viking solo pochi minori non accompagnati sono rimasti nel comprensorio apuano-lunense

L’approdo della Ocean Viking al porto di Marina di Carrara
L’approdo della Ocean Viking al porto di Marina di Carrara
L’approdo della Ocean Viking al porto di Marina di Carrara
L’approdo della Ocean Viking al porto di Marina di Carrara

Una ventina di minori non accompagnati ancora ospitati alla Spezia; altri trentacinque che soggiornano a Massa. Sono queste le persone che, a quasi un mese dall’approdo nei porti di Spezia e di Marina di Carrara di due navi che avevano tratto in salvo centinaia di naufraghi nel Mediterraneo centrale, ancora permangono nel territorio apuano e spezzino. Nei giorni tra il 23 e il 25 gennaio il provvidenziale intervento di due navi equipaggiate da altrettante organizzazioni non governative, ha evitato l’ennesima tragedia del mare. Ma quando si è trattato di garantire un “porto sicuro” alle due imbarcazioni, il governo italiano ha nuovamente indirizzato le navi ben lontano dall’approdo più vicino. Il palese intento di rendere dura e costosa la missione delle ong che operano nel Mediterraneo ha guidato la scelta di indirizzare la Ocean Viking, dell’organizzazione Sos Méditerranée a Marina di Carrara e la Geo Barents, che fa riferimento a Medici Senza Frontiere, a La Spezia. Per entrambe le navi l’attracco nei due porti del comprensorio apuano-lunense è avvenuto tra sabato 28 e domenica 29 gennaio, dopo oltre 100 ore di navigazione dal luogo di salvataggio, solcando un mare agitato dai freddi venti settentrionali di quei giorni. La Ocean Viking ha gettato l’ancora a Marina di Carrara con 95 naufraghi a bordo. Tra questi 38 minori, di cui 33 non accompagnati. All’iniziale accoglienza presso i padiglioni di Carrarafiere è seguito un rapido smistamento dei profughi. Un lieve errore nel censimento dei naufraghi tratti a bordo ha comportato la permanenza nella città marmifera di due donne, accolte presso la struttura della onlus Casa Betania, mentre per tutti gli altri adulti è scattato il trasferimento in strutture di accoglienza del Centro Italia. I minori non accompagnati sono stati affidati dalla Prefettura di Massa Carrara alla Società cooperativa Co.m.p.a.s.s., che sta svolgendo l’attività di accoglienza e inserimento, con la collaborazione dei servizi sociali territoriali, in una struttura alberghiera del litorale la cui apertura (l’albergo osservava la chiusura invernale) è stata disposta dal Prefetto.

Il centro per la prima accoglienza allestito a Imm-CarraraFiere.

Al momento non è ancora certa la destinazione dei minori quando a fine marzo l’albergo riprenderà la sua attività. Più affollato lo sbarco di Geo Barents a Spezia. Sull’imbarcazione di Medici Senza Frontiere erano presenti 237 persone scampate a due diversi naufragi. A bordo anche 27 donne e 87 minori, di cui 74 non accompagnati. La Caritas diocesana, guidata da don Luca Palei, ha avuto nella città del Golfo un ruolo importante a fianco degli enti pubblici coinvolti nello sbarco ed è stata protagonista della mobilitazione in città per reclutare volontari, raccogliere beni di conforto di cui c’era bisogno e sollecitare iniziative solidali, come quella del ristorante che ha cucinato e donato ai migranti accolti in quei giorni i pasti necessari. Anche a Spezia, tuttavia, la permanenza dei naufraghi si è limitata ad una ventina di persone, minori non accompagnati, accolti nelle strutture della Caritas. Gli altri minori non accompagnati sono stati indirizzati a San Giovanni Rotondo (Foggia) e a Isola Sant’Antonia, in provincia di Alessandria. Gli adulti sono stati sono stati distribuiti invece tra Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, Piemonte e, in piccola parte, anche a Genova. La destinazione assegnata ai migranti sbarcati, distante in alcuni casi anche 750 km da porto di arrivo, ha mostrato, se ancora ce ne fosse stato bisogno, la modalità pretestuosa con la quale sono stati scelti i “porti sicuri” per le navi delle ong. E se gli slanci di generosità mostrati dalla popolazione locale alla fine sono stati necessari solo in maniera limitata, grazie anche ad un sistema efficiente di Protezione Civile, nei prossimi mesi i porti del Mare Ligure orientale potrebbero essere nuovamente teatro di sbarco per quell’umanità disperata che rischia la vita nel mezzo del Mediterraneo. (d.t.)