

In questi giorni Papa Francesco sta compiendo il suo 40° viaggio pastorale. I Paesi interessati sono la Repubblica Democratica del Congo e il Sud Sudan. Per quanto riguarda il Congo, si tratta del terzo viaggio di un pontefice, dopo i due precedenti di San Giovanni Paolo II. È la prima volta che un Papa visita il Sud Sudan, il più giovane Stato del mondo. Il viaggio apostolico era previsto dal 2 al 7 luglio scorsi ed è stato rinviato ad oggi per motivi di salute. Ma già nel 2017 il viaggio era stato sospeso, allora per motivi di sicurezza, in quanto da decenni il Paese è teatro di disordini e di violenze, soprattutto nei territori dell’est ai confini con Ruanda e Burundi.
L’abbondanza smisurata di materie prime presenti sia sul suolo che nel sottosuolo – diamanti, coltan, oro, cobalto, rame, niobio, legnami pregiati, biodiversità, vastità di terre coltivabili – pone da decenni il Congo al centro di conflitti. Si pensa che i gruppi di milizie e i movimenti armati superino abbondantemente il centinaio. Sullo sfondo si muovono, magari attraverso le multinazionali, le grandi potenze: Stati Uniti, Cina, Francia (questa parte del Congo, anche se ex colonia belga, è francofona).
Non è un caso che don Dieudonné Kambale Kasika, responsabile della pastorale universitaria, dica: “Ci aspettiamo anche un messaggio forte per la pace, un messaggio rivolto al governo e ai gruppi armati perché cessino le violenze. La nostra speranza è che la sua presenza qui possa finalmente portare la pace e la riconciliazione”; proprio come recita il motto della visita: “Tutti riconciliati in Cristo”. Un Paese che potrebbe essere un paradiso terrestre per la ricchezza del suolo e del sottosuolo e per l’abbondanza di acqua si trova invece a subire la fame a causa di guerre intestine e di guerre “importate”. Non si contano più i morti come non si contano più i profughi. Questo non impedisce alla gente di sperimentare la gioia della presenza di un Pastore che parlerà di pace e di riconciliazione a costo di non essere ascoltato.
Non molto diversa la situazione del Sud Sudan. Nato nel 2011 dopo la divisione dal Sudan, è entrato in una guerra intestina nel 2013. “Il Sud Sudan, si legge sulla rivista dei comboniani “Popoli e Missione”, ha ancora grandi difficoltà sia dal punto di vista della pacificazione che da quello economico: non c’è produzione, non ci sono fabbriche, non ci sono servizi, l’agricoltura è messa in ginocchio dalle inondazioni dovute ai cambiamenti climatici”. Eppure, come molti altri Paesi africani, ha un sottosuolo ricco di materie prime. I temi del viaggio sono gli stessi del Congo con una novità: in Sud Sudan Papa Francesco sarà accompagnato dal primate della Chiesa anglicana, Justin Welby, e dal moderatore della Chiesa di Scozia, Ian Greenshields. Sarà, quindi, un viaggio di pace ecumenico.
Giovanni Barbieri