
Dopo aver rivissuto una serie di ben dieci giorni consecutivi di cielo sereno o poco nuvoloso, dapprima rigidi e ventosi e poi, almeno nelle ore pomeridiane, più miti e tranquilli, è tornato a farsi vivo un tempo imbronciato e non così asciutto come lo era stato fino a metà mese.
L’aria gelida affluita sul finire della prima decade, infatti, è rimasta accampata nelle vallate della Penisola con gli effetti che tipicamente ne conseguono: ore tardo serali, notturne e di buona parte del mattino ancora molto fredde e con gelate e brinate, e poche ore tra mezzodì e il tramonto con tepore e aria asciutta, in qualche caso con precoce comparsa di brezza di valle.
L’escursione termica si è ampliata fino a rasentare sbalzi di 22/23°C fra le 7:30 e le 14:30, specie mercoledì 15. Nei bacini più interni della Toscana, come il Casentino e l’alta Val Tiberina, si sono visti esagerati swings di oltre 26-27°C tra minima e massima: albe glaciali a -6/-7°C e poi punte di 20/21°C! Il su e giù ha cominciato a venir meno giovedì 16, quando la nuvolaglia – già apparsa il giorno precedente lungo le coste sotto forma di strati bassi nebbiosi – si è portata anche nell’interno, ma attestandosi comunque sul versante occidentale, ligure-tirrenico.
Non si trattava di un sistema perturbato, bensì di stratificazioni nuvolose locali dovute al progressivo umidificarsi della massa d’aria. Se il ‘giovedì grasso’ ha avuto ancora modo di registrare parziali schiarite e pertanto uno stato del cielo misto, la cappa grigia più o meno compatta ha poi retto da venerdì a domenica con tre giorni consecutivi privi del minimo saluto da parte dei raggi solari.
La scarsa ventilazione, giusto più sensibile sabato 18 e comunque limitata alle ore centrali e pomeridiane, si è orientata dai quadranti meridionali. Una lieve foschia ha segnato l’orizzonte, mentre la base inferiore delle nubi è andata oscillando dai 1200 m di venerdì 17 fino a circa 500-600 m domenica mattina, quando una minima pioviggine è venuta a interrompere… assai timidamente la totale assenza di precipitazioni che perdura dal 23 gennaio. I pluviometri dei siti montani hanno raccolto, in destra idrografica, deboli pioggerelle di 1 mm, mentre nelle valli si è avuto, al massimo, uno scatto singolo da 0,2 mm. Per ora, quindi, si sta rivelando un febbraio tra i più secchi, ma come mese arido dovrebbe perdere punti in classifica in virtù delle prossime pioggerelle.
Procedendo nell’analisi della settimana trascorsa, uno sguardo d’insieme al termoigrogramma – diagramma che riporta l’andamento di temperatura e umidità dell’aria – evidenzia il graduale attenuarsi delle escursioni, sia di temperatura che di umidità, da giovedì 16 in poi. Le curve tracciate dai pennini collegati ai due sensori tendono ad appiattirsi a causa del cielo coperto e della maggiore umidità: aumentano le temperature minime, calano le massime; l’aria è umida non solo la notte per il crollo della temperatura, ma anche nelle ore diurne. Un modesto cambio avviene solo lunedì 20 al riaffacciarsi di qualche parziale schiarita.
a cura di Maurizio Ratti, Mauro Olivieri e Giovan Battista Mazzoni