
Presentato a Villafranca il libro di Angelica Bertolini e Franca Letizia Minuccia
Il piacere di novellare è antico come la storia dell’umanità, al maschile e al femminile, non sempre si arriva ai livelli dei dieci narratori del Decameron in “lockdown” per sfuggire alla peste o alla inesauribile e salvifica fantasia di Shahrazad nelle Mille e una notte, ma non importa, raccontare storie, ricostruire momenti vissuti in proprio e in compagnia di persone riconoscibili solo nello stretto giro familiare o paesano è sempre raccontare un pezzo di umanità, far vivere esperienze, pur minime, ma vere.
Con questo spirito, senza intenti di celebrazione né di fama letteraria, Angelica Bertolini e Franca Letizia Minuccia, due signore nonne approdate a Villafranca avendo sposato due fratelli, Enzo e Romano, hanno pensato di sfruttare la loro facondia e metterla su carta, col piacere puro del narrare nello stile della chiacchiera. Si sono date una improvvisata e rudimentale regola: “esperienze, sensazioni, osservazioni” da narrare col vincolo di essere rigorosamente autentiche, brevi, non barbose, senza volgarità e il “chiacchiericcio” spesso malevolo, calunnioso deprecato dal catechismo di papa Francesco. Sono esclusi anche argomenti dolorosi di malattie e di morte in racconti che vogliono essere di evasione, dei quali nella prefazione Riccardo Boggi trova significazione.
La sensibilità delle narratrici si estende anche agli animali che subiscono crudeltà gratuite ad opera dell’uomo o sono usati a scopo sperimentale, come successe alla cagnolina Laika immolata nella gara di primato di volo spaziale tra le due superpotenze del secondo dopoguerra. Chiude il libro la riproduzione della bellissima, musicale poesia di D’Annunzio “La pioggia nel pineto” tanto cara a Giorgio Rabuffi, che ha illustrato la copertina, forse per motivazione poetica, ma certo per il gioco ortografico in Pinetto, l’orafo che a Pontremoli è stato personaggio amato. Il titolo richiama l’occasione che fece nascere l’idea di fare il libro, fu accanto all’albero dalle spine micidiali, forse quelle della corona di Gesù al Calvario, che però ha frutti medicamentosi e così piacevoli da far coniare l’espressine “andare in brodo di giuggiole”. Effetti buoni e cattivi, così come va la nostra vita, il mondo, la storia.
Maria Luisa Simoncelli