Sulla scia della terza decade di dicembre, vera e propria congiunzione senza precedenti di tempo cupo e temperatura mite, anche i primi dieci giorni di gennaio non hanno virato granché la rotta, sia per quanto riguarda il tepore sia in termini di stato del cielo e di fenomeni. Pochissime le variazioni dello sperimentato, deprimente copione: qualche giorno misto ha permesso la vista del sole non a brevissime occhiate, bensì per qualche ora, in particolare mercoledì 4 e poi venerdì 6, festa dell’Epifania, unica solennità tra quelle natalizie ad aver avuto il conforto dei raggi del nostro astro maggiore.
Per il resto, mentre a Capodanno avevano dominato ancora nubi basse e pioviggine, nei giorni successivi del 2 e del 3, se non altro, la copertura nuvolosa non aveva recato ulteriori precipitazioni. Al ritorno del tetro grigiore, le temperature massime hanno accusato un lieve calo sabato 7 e domenica 8, contraddistinti da fitta pioviggine e poi da pioggia sempre più ardita.
La notte e il mattino di lunedì 9 hanno visto residua pioggia, anche a carattere di rovescio e localmente mista a grandine, in corrispondenza della parte più fredda della perturbazione. In quel frangente, le precipitazioni hanno assunto carattere nevoso in Appennino oltre i 1500 m (spolverata uso ‘pandoro’, presto sparita) e pure temporalesco: uditi vari tuoni lontani nel mezzodì, mentre il fronte si stava portando verso E-SE e iniziava ad aprirsi qualche schiarita da W-NW.
Da sabato mattina a lunedì mattina, in 48-50 ore, gli accumuli raccolti si sono rivelati cospicui, specie sulle aree montane (oltre 150 mm) e sulle Alpi Apuane in particolare, dove alcune stazioni hanno superato perfino i 200 mm. Anche a fondovalle l’apporto è stato ocalmente superiore ai 100 mm complessivi in alta Lunigiana. In dettaglio, si segnalano 87,8 mm a Pontremoli-Verdeno, 106,2 a Villafranca-Ghiaione, 70,0 a Gragnola e 71,0 a Massa.
Le schiarite di lunedì pomeriggio hanno reso possibile il drastico ridimensionamento delle temperature minime, calate sensibilmente dai loro elevati, inusitati livelli grazie al cielo stellato della serata, quando la brina ha iniziato a formarsi dopo quasi un mese dalla sua ultima comparsa, che risaliva allo scorso 12 dicembre! Verso la mezzanotte, tuttavia, il vento favonico, che stava già facendo pulizia sui monti, si è audacemente spinto a quote più basse alternato a calma, recando aria più asciutta (finalmente!) e swing termici a seconda della sua vitalità.
Dopo tanto penare, ecco infine un tempo perfetto, un orizzonte senza la minima pennellata cirriforme, gloria di martedì 10 gennaio, dal pomeriggio carezzato da un foehn così secco da poter asciugare i panni che non si erano potuti stendere da tre settimane! Restano i dati che hanno reso straordinario questo periodo, due decadi consecutive di tepore fuori stagione dal 21 dicembre in poi.
La prima decade di gennaio, anticipando statistiche che poi saranno più precise, la si può archiviare senza ombra di dubbio come l’esordio dell’anno più mite conosciuto (questo vale un po’ in tutta Italia e in gran parte d’Europa): la temperatura media, infatti, ha superato la normale di ben 4,5°C (scarti di +5,2°C nei valori minimi e +3,8°C nei valori massimi).
a cura di Maurizio Ratti, Mauro Olivieri e Giovan Battista Mazzoni