Papa Francesco ha pronunciato l’omelia ai funerali di Benedetto XVI in piazza S. Pietro
Decine di migliaia di fedeli hanno partecipato ai funerali del Papa emerito Benedetto XVI, che si sono svolti la mattina di giovedì 5 gennaio in piazza S. Pietro. Alcuni di essi hanno passato la notte accanto alle transenne per non perdere la possibilità di occupare le prime file; tanti altri hanno cominciato a confluire fin dall’alba nella piazza, riempiendola ben prima dell’inizio della celebrazione. La bara di cipresso contenente il corpo di Joseph Ratzinger.
Al termine della celebrazione, un lungo applauso ha salutato la bara – che era stata posta nel mezzo della piazza nella notte – mentre veniva trasferita nelle Grotte vaticane per la sepoltura. Tra questi momenti salienti, preceduti da un costante afflusso di fedeli in visita alla salma esposta in S. Pietro fino al giorno prima, si sono svolti i funerali del papa che ha segnato la storia con la sua rinuncia ad occupare la cattedra del vescovo di Roma e capo della Chiesa cattolica.
Per suo volere, erano presenti in forma ufficiale soltanto le delegazioni di Germania (guidata dal presidente Frank-Walter Steinmeier) e Italia (guidata da Sergio Mattarella) – il paese natale e la patria d’adozione – ma sul sagrato di piazza S. Pietro erano molte le delegazioni giunte a titolo personale da altri Paesi e guidate in molti casi da capi di Stato e di Governo.
Quasi 4mila sacerdoti, senza contare i cardinali e i vescovi, hanno concelebrato con il decano del collegio cardinalizio, card. Giovanni Battista Re, durante il rito delle esequie presieduto da papa Francesco. Questi ha incentrato l’omelia sulle ultime parole di Gesù, riportate dal brano del Vangelo letto: “Padre, nelle tue mani consegno il mio Spirito”, affidando, allo stesso modo, “il nostro fratello alle mani del Padre”, pregando perché “queste mani di misericordia trovino la sua lampada accesa con l’olio del Vangelo, che egli ha sparso e testimoniato durante la sua vita”.
Le mani del Padre, ha ricordato il Papa, sono “mani di perdono e di compassione, di guarigione e di misericordia, mani di unzione e benedizione”. “Tu mi appartieni… tu appartieni a loro”, sussurra il Signore al pastore; “tu stai sotto la protezione delle mie mani, sotto la protezione del mio cuore. Rimani nel cavo delle mie mani e dammi le tue”. È San Gregorio Magno, che chiede ad un amico di tenerlo a galla “sulla tavola delle tue preghiere”.
Il Pastore “non può portare da solo quello che, in realtà, mai potrebbe sostenere da solo… è il Popolo fedele di Dio che, riunito, accompagna e affida la vita di chi è stato suo pastore”. Da qui la riflessione conclusiva: “Come le donne del Vangelo al sepolcro, siamo qui con il profumo della gratitudine e l’unguento della speranza per dimostrargli, ancora una volta, l’amore che non si perde; vogliamo farlo con la stessa unzione, sapienza, delicatezza e dedizione che egli ha saputo elargire nel corso degli anni”.
(a.r.)