Il Qatargate sta mettendo in subbuglio l’Unione Europea e ne sta minando la credibilità. I nomi di Panzeri, Giorgi e Kaili, sono quelli emersi finora dalle indagini della polizia belga ma, stando alle dichiarazioni degli inquirenti, non dovrebbero essere i soli. Nel decreto di perquisizione, infatti, si parla di “un gruppo indeterminato e ampio di persone” dedite a “fatti di corruzione” e che avrebbero operato all’interno di “strutture europee con o senza legami con l’Unione Europea”. Con ogni probabilità, a fare la soffiata all’intelligence del Belgio sarebbero stati i servizi segreti degli Emirati Arabi, da tempo in contrasto con il Qatar. In questi ultimi giorni è emerso anche il coinvolgimento del Marocco. Si sapeva delle intrusioni negli affari europei di Russia e Cina. Ora è l’Asia dei petroldollari che ritiene l’Europa terra di conquista.
Sono così emerse la fragilità e la permeabilità del sistema Europa, composto da 27 Paesi con interessi diversi e con tempi decisionali lentissimi. Se poi si pensa che in una sola città, Bruxelles, si indicono 300 missioni diplomatiche, ci sono 100 organizzazioni internazionali, 26.000 diplomatici registrati, si capisce perché quello possa essere il paradiso delle spie e un mondo in cui i lupi possono pascolare con una certa tranquillità. Quando poi ci si trova di fronte a Paesi piuttosto spregiudicati la frittata è pronta. È sufficiente pensare a come sono stati “comprati” i campionati del mondo di calcio appena conclusi. Ancora una volta il denaro la fa da padrone e qualche personaggio corruttibile si trova sempre; per non parlare della dipendenza dal petrolio, che impedisce, anche quando ci fosse la volontà, di prendere misure veramente incisive.
Nel pasticcio Qatargate, al momento, sono coinvolti soprattutto personaggi della sinistra, ed era inevitabile poiché nella Ue sono al governo. In un momento in cui tutto il mondo socialista europeo è in crisi, la medicina di questo scandalo è piuttosto amara da ingoiare. Nell’occhio del ciclone sono cadute anche le organizzazioni non governative, vere o false che siano, visto che due di queste erano il grimaldello per curare gli interessi di Qatar e Marocco. Organizzazioni inserite nel quadro più generale delle lobby. Il loro compito è quello di coltivare gli affari dei vari Paesi e delle varie multinazionali ma, nel caso del Qatar, c’era anche la necessità di rendere più presentabile un Paese dove i diritti umani sono calpestati, per non parlare dei diritti dei lavoratori (si parla di 6.500 morti ufficiali nella costruzione degli stadi) che, detta in modo semplice, non esistono. Un’attenzione particolare va riservata alle Ong.
C’è una dichiarazione della presidente del Parlamento che lascia interdetti: bisogna guardare “alle Ong iscritte nel registro trasparenza e a quelle che non lo sono, ma prendono i nostri fondi”. Ci sono, quindi, Ong che non sono costrette a seguire criteri di trasparenza ma prendono i soldi dei cittadini. Sembra che quelle di Panzeri facessero parte di quest’ultimo gruppo!
Giovanni Barbieri