La drammatica attualità della Dichiarazione  dei Diritti dell’Uomo

Un’amara coincidenza: celebrata la Giornata del 10 dicembre mentre a Teheran il boia eseguiva la condanna a morte di un militante per “Donna, vita, libertà”

Eleanor Roosevelt con il manifesto della dichiarazione universale dei diritti umani

Attraverso un lungo percorso culturale e politico molti popoli sono passati dalla condizione di sudditi a quella di cittadini sovrani, ma ancora moltissimi devono sottostare a governi dispotici, rigidamente autoritari e tirannici. Ancor più cupa è la situazione mondiale da quel maledetto 24 febbraio 2022 dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, che ha portato una guerra vicina e combattuta anche con nuove orribili strategie: si spara sugli ospedali e sulle scuole, si mettono al buio e al freddo le persone, si torna a minacciare l’impiego di armi nucleari.
Roba da fine del mondo che tormenta chiunque abbia un po’ di sensibilità e senso di responsabilità. Si è fatto sempre più grande e complicato il dramma di persone che cercano di vivere migrando verso terre che spesso le respingono con muri o divieto di sbarco. Altro tormento è che si pratica sempre più la tortura, la schiavitù, la condanna a morte di chi inerme lotta per la libertà, si spara sulle donne eroiche iraniane e afgane per ucciderle e sfigurarle nella femminilità del loro corpo su ordine di capi religiosi crudeli e arbitrari interpreti dell’islam. Con profondo turbamento vediamo piangere il papa, una commozione mai manifestata così forte pregando per la martoriata Ucraina in piazza di Spagna ai piedi della colonna dell’Immacolata.
Questo amaro quadro dell’attuale presente sottintende una riflessione: è andata abbondantemente delusa la speranza che era nata con la costituzione dell’ONU, l’Organizzazione delle Nazioni Unite che votò la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo il 10 dicemre 1948, data della Giornata celebrativa da allora dell’impegno a mantenere la pace e la sicurezza internazionale, promovendo relazioni amichevoli e collaborazione tra le nazioni. Intenzioni di altissimo valore, in alcune situazioni realizzate, positiva rimane sempre l’occasione di dialogo, qualche contributo risolutivo viene dal Consiglio di sicurezza. Ma, soprattutto nel momento presente, l’Onu non riesce a rimediare i mali di sempre e quelli sopraggiunti. Se mettiamo l’occhio su alcune date, si intravedono già all’inizio segnali di fiducia ma anche di scetticismo sull’operatività Onu in campo politico e militare, mentre bene continua ad operare per la cultura, l’arte, l’infanzia e contro la fame nel mondo.
L’Onu nasce a New York il 26 giugno 1945, 51 giorni dopo la fine della guerra in Europa, ma non in Giappone dove il 6 e 9 agosto furono sganciate le bombe atomiche da parte degli Stati Uniti, eppure erano stati firmatari di un organismo per la pace nato a lutti ancora sanguinanti e a macerie fumanti! La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo fu proclamata quasi un anno dopo l’entrata in vigore della nostra Costituzione l’1 gennaio 1948, la “più bella del mondo” dice Roberto Benigni con buona ragione, ispirata ai grandi ideali delle libertà democratiche. La Dichiarazione Universale Onu ha 30 articoli a salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. A sostegno di una buona politica che governi la sempre più complessa questione dell’accoglienza ci sono gli articoli 13,14,15,18 e 19. Recitano che ogni individuo, uomo o donna che sta sulla terra, ha diritto a lasciare o rientrare nel proprio paese, di cercare e godere in altri paesi asilo contro le persecuzioni, a meno che uno non sia ricercato per reati non politici e per azioni contro i principi dell’Onu, di avere una cittadinanza, di avere una proprietà, libertà di pensiero, coscienza e religione, di ricevere e diffondere informazioni, di riunione e associazione pacifica. Altri diritti fondamentali sono all’istruzione, obbligatoria quella elementare, la superiore accessibile a tutti sulla base del merito e volta a promuovere la comprensione, la tolleranza, l’amicizia fra tutte le nazioni.
A tutti nel mondo è riconosciuto il diritto a fondare sindacati e di aderirvi a tutela dei propri interessi, al riposo e allo svago e a un tenore di vita che garantisca la salute e il benessere proprio e della propria famiglia, il diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia e invalidità, vedovanza e vecchiaia. Ad assicurare la salvaguardia effettiva dei diritti enunciati e delle libertà fondamentali è venuta pure la Convenzione obbligatoria e vincolante firmata a Roma il 4 novembre 1950 dai membri del Consiglio d’Europa. Gli strumenti di buon governo del mondo ci sono, le leggi contemplano ordinamenti concreti per fare lo “Stato senza scettro e cittadini principi”: basterebbe “porre mano ad essi” per dire con Dante.

Maria Luisa Simoncelli