Dalla Giornata dei Poveri l’invito a rivedere il proprio stile di vita e a costruire relazioni nuove con gli ultimi
Nella domenica dedicata alla Giornata mondiale dei poveri, istituita dallo stesso Francesco nel 2017 dopo il Giubileo della Misericordia, il Papa, riferendosi alle letture della messa, ha ricordato che i cristiani devono impegnarsi in ciò che sta a cuore al Signore, per evitare di dedicare la vita a costruire qualcosa che poi sarà distrutto, come il tempio di Gerusalemme, e dimenticarsi di edificare ciò che non crolla, di edificare sulla sua parola, sull’amore, sul bene; perseveranti, severi e decisi “nell’edificare su ciò che non passa”, ovvero “costruire ogni giorno il bene”.
Quale migliore occasione, allora, di quella offerta dalla Giornata mondiale dei poveri per “rompere quella sordità interiore che tutti noi abbiamo e che ci impedisce di ascoltare il grido di dolore soffocato dei più deboli”, di “piangere con loro e per loro” nel vedere “quanta solitudine e angoscia si nascondono anche negli angoli dimenticati delle nostre città”.
Proseguendo nell’omelia, Francesco ha sottolineato che “anche oggi viviamo in società ferite e assistiamo, proprio come ci ha detto il Vangelo, a scenari di violenza – basta pensare alle crudeltà che sta soffrendo il popolo ucraino –, di ingiustizia e di persecuzione”. Ma la pace è possibile.
Non rassegniamoci alla “sciagura della guerra che provoca la morte di tanti innocenti e moltiplica il veleno dell’odio”. Oggi molto più di ieri, ha aggiunto il Papa, “tanti fratelli e sorelle, provati e sconfortati, migrano in cerca di speranza, e tante persone vivono nella precarietà per la mancanza di occupazione o per condizioni lavorative ingiuste e indegne”.
Di qui l’invito “forte e chiaro” che viene dalle parole del Vangelo a non lasciarci ingannare: “non diamo ascolto ai profeti di sventura; non facciamoci incantare dalle sirene del populismo, che strumentalizza i bisogni del popolo proponendo soluzioni troppo facili e sbrigative. Non seguiamo i falsi messia che, in nome del guadagno, proclamano ricette utili solo ad accrescere la ricchezza di pochi, condannando i poveri all’emarginazione”.
Compito dei cristiani, in mezzo all’oscurità generata dall’egoismo, è quello di accendere luci di speranza e, nelle situazioni drammatiche, cogliere occasioni per testimoniare il Vangelo della gioia e costruire un mondo “almeno un po’ più fraterno”. “Impegniamoci con coraggio per la giustizia, la legalità e la pace, stando a fianco dei più deboli. Non scappiamo per difenderci dalla storia, ma lottiamo per dare a questa storia, che noi stiamo vivendo, un volto diverso”.
Una giornata per riflettere sulle tante povertà del nostro tempo, spiega al Sir Paolo Beccegato, vice direttore vicario e responsabile dell’area internazionale di Caritas italiana, “non può limitarsi ad una semplice occasione di preghiera e di riflessione”. È un invito esplicito a sovvertire le logiche egoistiche, a rivedere il proprio stile di vita e costruire relazioni nuove con chi vive da escluso all’interno delle nostre società. Come scrive Francesco nel Messaggio per questa VI Giornata per i poveri, essa rappresenta “una sana provocazione per aiutarci a riflettere sul nostro stile di vita e sulle tante povertà del momento presente”.
Perché è chiaro, dice Beccegato, che c’è qualcosa che non va: “Basta fare un’indagine accurata e ascoltare qualche testimonianza per capire che i poveri sono tanti e anche in aumento. Bussano alle nostre porte ma molto spesso le trovano chiuse e tali restano”. Dimentichiamo in tal modo – e questo vale anche per i cristiani – “che i poveri occupano il centro del cuore di Dio e per questo meritano un’attenzione particolare, da parte di tutti”.
Beccegato aggiunge, poi, che la povertà non è solo economica. Emerge sempre di più la “povertà sociale”, caratterizzata dalla sofferenza generata da condizioni di emarginazione e disagio. A questa si uniscono la “povertà educativa”, la “povertà sanitaria”, la povertà aggravata dalle situazioni di emergenza dovute ai disastri naturali, che portano centinaia di milioni di persone a dipendere dagli aiuti della comunità internazionale.