Il prof. Triani all’Assemblea del clero: l’incontro con l’altro è fatica ma fa il bene della Chiesa
Il metodo sinodale per arrivare a ridisegnare la nostra diocesi e le unità pastorali è quanto emerso nel corso dell’intervento del Vescovo diocesano, Mario Vaccari, all’assemblea generale del clero che si è tenuta a Bassagramde lo scorso 10 novembre. Un percorso che vuole ripartire dal lavoro fatto negli anni scorsi, ma con una profonda attenzione al territorio, alle sue specificità, alle diverse dinamiche pastorali e alle persone – sacerdoti, diaconi e laici – che vi operano.
Un lavoro di equipe che vedrà il vescovo affiancato dal suo Consiglio episcopale, dai vicari foranei e da chi conosce bene le zone della diocesi perché ciascuna di esse ha la sua particolarità e andranno applicati modelli diversi, ha detto fra Mario. Ci sarà un intreccio – ha aggiunto – fra le diverse attività pastorali e la strutturazione di ciascuna zona pastorale che dovrà vedere una unità di azione nella liturgia, nella iniziazione cristiana, nella pastorale familiare, giovanile e in tutti gli aspetti che saranno necessari in base alle caratteristiche del territorio preso in esame.
Un anno è il lasso di tempo che il Vescovo ha indicato per questo lavoro di ascolto e di valutazione anche se “ci sono delle urgenze – ha sottolineato – e non credo di svelare niente se dico che la zona di Pontremoli è da affrontare subito, così come il centro di Massa e il centro di Carrara”.
L’intervento di mons. Vaccari è stato preceduto in mattinata dalla relazione di Pierpaolo Triani, professore ordinario all’Università cattolica e membro del Coordinamento sinodale nazionale; un esperto che ha potuto lavorare sui documenti prodotti dalle diocesi italiane e da quelle di tutto il mondo durante il primo anno del Sinodo. L’orizzonte del cammino sinodale non è meramente organizzativo – ha spiegato Triani – o di fare degli eventi, ma di chiedersi come quella conversione pastorale che interpella tutti i cristiani – e che san Giovanni XXIII già indicava come orizzonte all’inizio del Concilio Vaticano II – possa condurre la chiesa ad essere più significativa.
Tre gli aspetti che il professor Triani ha voluto mettere in particolare evidenza: riconoscere che la missione, alla quale sono chiamati tutti i battezzati, è una risposta all’azione della Grazia perché c’è un Primato dello Spirito nella vita della chiesa che deve precedere le strutture, i piani pastorali, i progetti. Il cammino sinodale – ha detto – è importante pensarlo come un cammino spirituale più che come una serie di adempimenti.
Da qui l’invito a riconoscere la sinodalità come forma propria della Chiesa, come dinamica sostanziale dell’essere Chiesa. Infine, l’invito a riconoscere l’importanza della forza generativa che viene dall’incontrare le persone, dall’ascoltarle riconoscendo nella loro vita l’azione proprio della Grazia. Il tutto senza nascondersi le difficoltà che questo cammino comporta: “Nel decidere di camminare insieme – ha spiegato – a volte non si possono scegliere come compagni di viaggio solo coloro che ci stanno simpatici; occorre superare i nostri individualismi guardando al fine che ci accomuna tutti. Richiede tempo e risorse e, soprattutto, l’incontro con l’altro è per noi una fatica spirituale. Per questo il primo esercizio costante della sinodalità è la vita liturgica, l’Eucarestia che cura le ferite del nostro egoismo”.
Fra queste fatiche, Triani ha sottolineato quelle di andare incontro ai poveri, agli emarginati, a chi non è del nostro giro, della nostra cerchia. Anche l’andare incontro ai giovani o ai giovani adulti è diventato oggi assolutamente problematico perché nel contesto occidentale – ha sottolineato – non cresce l’ostilità nei confronti della chiesa ma sembra esserci un’assoluta indifferenza: un contesto socioculturale dove la trascendenza, il rapporto con Dio, con l’Assoluto, non è più contemplato nella vita. Nell’ambito di un rinnovamento necessario delle strutture organizzative della chiesa, Triani ha infine ricordato che, fra le indicazioni emerse dal sinodo universale, spicca la necessità di una sempre maggiore condivisione delle responsabilità.
Si tratta della necessità di avere comunità cristiane dove tutti esercitano il proprio sacerdozio battesimale – argomento questo particolarmente caro al Vescovo Mario – non con una sostituzione di ruoli ma dove laici e preti devono rispondere insieme della missione della chiesa.
Don Tommaso Forni