Campioni di fraternità e di cura

Viaggio Apostolico di Papa Francesco nel Regno del Bahrein. (Foto: Vatican Media/SIR)

Papa Francesco continua il suo pellegrinaggio nelle periferie del mondo. Questa volta oggetto della visita è stato un piccolo Paese mediorientale, il Bahrein, che a fatica si riesce a trovare sulle carte geografiche. Eppure, in un momento storico molto delicato, diventa il luogo per una esperienza ecumenica ed esemplare di dialogo tra popoli e religioni e persone.
Durante il viaggio di ritorno in aereo, nella tradizionale intervista, Francesco racconta con semplicità disarmante la nascita di due incontri “storici”: quello di Abu Dhabi del 4 febbraio 2019, quando il papa e il grande imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb firmarono il “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale” e quello di questi giorni in Bahrein sul “Forum per il dialogo: Est e Ovest per una coesistenza umana”. “
Non sapevo neppure come si chiamasse e siamo diventati amici. Lui era venuto in Vaticano per una visita protocollare… Era quasi l’ora del pranzo e, mentre andavo a congedarlo, domandai: ‘Ma dove va a pranzare lei?’… ‘Venga, pranziamo insieme’. Poi, seduti a tavola, abbiamo preso il pane, lo abbiamo spezzato e lo abbiamo dato uno all’altro: un gesto di amicizia… Verso la fine, non so a chi è venuta l’idea: ‘Perché non facciamo uno scritto su questo incontro?’. Così è nato il Documento di Abu Dhabi… È stata una cosa di Dio, non si può capire altrimenti, perché nessuno di noi aveva in mente questo. È uscito durante un pranzo amichevole, e questa è una cosa grande. Poi ho continuato a pensare e il Documento di Abu Dhabi è stato la base di Fratelli tutti”.
In Bahrein si è aggiunto anche un terzo personaggio: Bartolomeo I di Costantinopoli, l’autorità più alta della Chiesa ortodossa. I rapporti amicali tra mondi diversi portano al dialogo e alla comprensione.
I tre personaggi sono ben consci delle difficoltà del momento, dei tanti drammi prodotti dalle guerre, delle enormi distanze che oggi contrappongono Est e Ovest – ma prima o poi si dovrà anche tener conto delle distanze ancora più drammatiche tra Nord e Sud del mondo -, dei riferimenti religiosi per giustificare ogni nefandezza. Eppure non cessano di essere testimoni, proprio attraverso i loro rapporti di possibilità di dialogo e di amicizia tra le persone e tra i mondi che rappresentano. Non si arrendono alla violenza, alla sopraffazione, alla forza delle armi. Essi dimostrano che la pace è possibile e che mondi fino a poco tempo fa’ lontani e ostili, ora possono dialogare.
Le terapie proposte sono quelle della cura gli uni degli altri, dell’educazione, dell’istruzione. Ma ci vuole coraggio per essere “campioni di fraternità, di cura”, “per amare sempre e amare tutti, anche i nemici”, diventare “artisti delle relazioni”. È l’invito che Papa Francesco ha lanciato ai giovani cristiani del Bahrein, ma, attraverso essi, a tutti gli uomini e donne di buona volontà.

Giovanni Barbieri

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