Mons. Scalabrini: santo per l’impegno pastorale e sociale a  favore degli emigranti

Domenica 9 ottobre Papa Francesco presiederà la canonizzazione del vescovo di Piacenza. Ha fondato Istituti che continuano ancora oggi a portare avanti opere di aiuto e assistenza

Giovanni Battista Scalabrini (1839 – 1905)

Il 21 maggio scorso, nell’anno in cui ricorrono i 25 anni dalla beatificazione del vescovo di Piacenza Giovanni Battista Scalabrini, è stata diffusa la notizia che “il Sommo Pontefice ha approvato i voti favorevoli della Sessione Ordinaria dei Padri Cardinali e Vescovi per la canonizzazione del Beato”. Sarà il Papa stesso, a proclamarlo santo, a Roma, il prossimo 9 ottobre. Come era avvenuto per Papa Giovanni XXIII, per il riconoscimento della santità del Vescovo Scalabrini non è stato necessario un secondo miracolo, ha spiegato a suo tempo VaticanNews, data l’ondata di consensi levatasi per portare al grado più alto degli altari il vescovo considerato come il patrono dei migranti. Da qui la decisione di Francesco di convocare un concistoro per la canonizzazione del Vescovo “con la dispensa dalla prassi del riconoscimento del secondo miracolo”. Avvicinandosi quella data, proponiamo un profilo del personaggio e delle congregazioni da lui fondate.
Nato a Fino Mornasco (Co), l’8 luglio 1839, Scalabrini entrò in seminario nel 1857 e fu ordinato sacerdote nel maggio 1863. Docente e rettore del Seminario della diocesi di Como, in seguito fu priore per cinque anni della parrocchia di San Bartolomeo in Como. A 36 anni divenne Vescovo di Piacenza. Dopo aver visto, alla stazione di Milano, migliaia di persone in partenza per luoghi lontani dove speravano in un futuro migliore, maturò la sua sensibilità nei confronti degli emigranti e cominciò a cercare una risposta alla domanda: “come venir loro in aiuto?”, sia materiale che spirituale. Da quel momento, Scalabrini intervenne perché la società e la politica si occupassero dei migranti.

Raffaello Gambogi. Gli emigranti (1893 circa). Livorno, Museo civico Giovanni Fattori

Salutò con entusiasmo la fondazione dell’Istituto De Propaganda Fide e auspicò un intervento della Santa Sede per la creazione di una commissione centrale per le migrazioni, che si occupasse anche della cura spirituale dei battezzati, destinati a non trovare, nei territori di destinazione, lo stesso tessuto di parrocchie, comunità e diocesi lasciate in patria. Come impegno suo personale, fondò la Congregazione dei Missionari di San Carlo Borromeo (1887), delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo (1895) e la Società San Raffaele (1889), una associazione laica attiva nei porti di imbarco e sbarco. È ispirata alla figura del nuovo santo la fondazione dell’istituto secolare delle Missionarie Secolari Scalabriniane (1961).
Questi istituti continuano tutt’oggi a portare avanti un’opera di aiuto e assistenza alle popolazioni più povere in diverse parti del mondo, comprese alcune zone dell’Italia. La sua straordinaria attività di pastore, le numerose iniziative sociali ed il suo farsi “tutto a tutti” scaturivano da una forte contemplazione, che trovava il suo nutrimento nell’Eucarestia, nell’accoglienza della croce (Fac me cruce inebriari) e in un amore filiale verso Maria. Morì il 1° giugno 1905. Il suo impegno pastorale e sociale a favore degli emigranti è strettamente legato alla situazione sociale ed economica del nostro Paese tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.
A causa della povertà, partivano fino a un milione di italiani l’anno: metà verso le Americhe e l’altra metà verso i Paesi dell’Europa, del Nord Africa e del Medio Oriente. Tale impegno fu condiviso con il vescovo amico di Cremona, Geremia Bonomelli; alla fine si divideranno il lavoro pastorale con i migranti: Scalabrini, con i suoi missionari, in America e Bonomelli, con i preti diocesani, in Europa. L’obiettivo era quello di garantire agli emigranti italiani la possibilità di continuare un cammino di fede nei Paesi di destinazione, condividendone i viaggi e la vita sul posto. Cosa non facile perché il clero autoctono non solo non si curava degli emigranti, ma talora ostacolava l’attività dei missionari. Forte anche l’impegno sociale, diretto a promuovere la tutela dei migranti, contro gli agenti e mediatori di manodopera approfittatori, contro i datori di lavoro sfruttatori, per la promozione dei diritti dei lavoratori, delle loro famiglie e dei minori.

a.r.