Nel 1518 fu l’emigrato intellettuale lunigianese di Malgrate Bonaventura Pistofilo a firmare l’elenco dei poeti stipendiati alla corte estense di Ferrara tra cui c’è Ludovico Ariosto. Si accese un’amicizia sincera e stabile fino alla morte, avvenuta nello stesso anno, nel 1533. Condividevano interessi e pensieri. Nel 1523 Pistofilo propose ad Ariosto l’incarico di ambasciatore presso il papa per liberarlo dalle asprezze di Garfagnana, ma il poeta rifiutò: il suo desiderio era tornare a Ferrara. Si scambiarono un buon numero di lettere quando Ariosto era in Garfagnana e chiedeva consigli su questioni amministrative, anche della famiglia Strozzi con cui i due amici avevano relazione: Bonaventura sposò Margherita Strozzi figlia del letterato Tito Vespasiano, da cui ebbe la figlia Caterina, e Ariosto ebbe forte relazione amorosa con Alessandra Benucci che sposò quando divenne vedova di Tito Strozzi figlio di Vespasiano.
A Pistofilo è dedicata la VII Satira e nell’aggiunta dei sei canti nella terza edizione dell’Orlando Furioso del 1532, nell’ultimo canto nella galleria di umanisti e letterati Ariosto mette Bonaventura Pistofilo: “Ecco il dotto, il fedele, il diligente Segretario Pistofilo” Bonaventura Zambuti alternativo con Giambuti era il vero cognome, secondo la tradizione umanistica grecizzato in Pistofilo col significato “amico della fede umanistica”. Fu lui a usarlo per primo e poi lo adottò tutta la famiglia con stemma di due destre congiunte simbolo di fedeltà. Nacque a Malgrate nel 1465 circa e morì a Ferrara nel 1533. Ci fu chi disse che era nato a Pontremoli, ma è smentito da una lapide nel cimitero attiguo alla chiesa di S. Maurizio di Mocrone: la figlia Caterina è nominata Buti, e dall’incisione su un vecchio portale a Malgrate “Nos fratres semper Pistophili 1566”
La Lunigiana terra di emigrazione oltre che tante braccia da lavoro manuale ha esportato anche alcuni uomini di lettere e di scienza: Giovanni Manzini, Nicodemo Trincadini, Paolo Belmesseri, Francesco Noceti, notai e giurisperiti, un posto lo ha anche Bonaventura Pistofilo, che fece di Ferrara la sua seconda patria. Là fece studi di medicina ma passò a quelli umanistici. Entrò alla corte degli Este come segretario del duca nel 1510 e tenne l’incarico fino alla morte. Compose opere letterarie che meritarono lode da personaggi illustri quali il suocero Tito Vespasiano Strozzi, la più apprezzata è “Vita di Alfonso I d’Este”, incompiuta per la sua morte. Nella politica e nella diplomazia diede le migliori prove. Negli anni in cui il papa Giulio II alleato con gli Spagnoli cercò di prendere Ferrara, Pistofilo riuscì a convincere il vicerè spagnolo di Napoli a sganciarsi dal papa. Nel 1515 andò ad Amboise alla corte di re Francesco I e impedì l’alleanza di Francia col papa Leone X per prendere Ferrara. Nel 1530 fu presente all’accordo tra gli Este e papa Clemente VII. Bonaventura fu sepolto a Ferrara chiesa di San Paolo, la tomba fu distrutta dal terremoto del 1870.
Luigi Armando Antiga in un articolo estratto dal Corriere Apuano del 30 aprile 1960 riporta che il Ministero Pubblica Istruzione approvò la proposta del collegio dei docenti di intitolare a Pistofilo il Liceo Scientifico di Villafranca, ma in seguito qualcuno preferì Leonardo allo “sconosciuto” segretario di Malgrate. (m.l.s.)