Fu conquistata dentro esperienze dolorose della vita, quali contrastare i banditi di Garfagnana, territorio del quale fu gorvernatore dal 1522
Il sapiente, sereno equilibrio interiore di Ludovico Ariosto (Reggio Emilia 1474 – Ferrara 1533) fu conquista di un uomo coinvolto nel dolore, partecipe di eventi privati e politici difficili da superare. Avrebbe voluto dedicarsi con calma agli studi e alla poesia, invece ebbe la preoccupazione di una numerosa famiglia (quattro fratelli di cui uno disabile e cinque sorelle), ebbe cura di tutti come figlio primogenito ancor giovane alla morte del padre. Fu necessario trovare impieghi per sostenere il gravoso compito, dapprima al servizio del cardinal Ippolito d’Este, che finanziò la prima edizione dell’Orlando Furioso del 1516, tuttavia non aveva sensibilità e rispetto del suo estro poetico, avrebbe voluto che lo seguisse nel vescovado in Ungheria, rifiutò, ma fu inevitabile cercare incarichi alla corte del fratello duca Alfonso I.
Gli stipendi non sono sufficienti e il nostro poeta chiede di accrescerli. Per averli gli furono assegnati impegni veramente delicati e gravosi in anni in cui il papa guerriero Giulio II si mise in urto anche con gli Este suoi feudatari, forte fu la contesa per il dominio su Reggio e Modena. Nei tempi terribili delle “guerre orrende” tra Francia e Impero per conquistare l’Italia, Ariosto fu mandato in varie missioni a Roma e altrove, scrive amaramente che “di poeta cavallar mi feo” per dire che fu costretto a viaggi lunghi ed estenuanti. Rimaneva però sempre fedele alla sua meravigliosa creatività poetica dedicandosi all’Orlando Furioso, ne fece una nuova edizione nel 1521 con correzioni linguistiche e stilistiche. Dal 20 febbraio 1522 al marzo 1525 ebbe l’incarico più gravoso di tutti di governatore della Garfagnana per tentare di domare un covo di banditi, che usavano sopraffazione e arbitrio contro il popolo minuto e indifeso dei contadini e degli artigiani e si salvavano sconfinando anche nella Lunigiana orientale feudale o fiorentina del fivizzanese. L’ambiente era molto difficile, ostile; il poeta mirò a tutelare con onestà la dignità sua e del duca e difese con vero senso della giustizia gli interessi de”poveruomini”.
Le Lettere bellissime che scriveva dalla valle del Serchio danno un’idea precisa dell’impegno integrale con cui svolse il suo incarico nel migliore dei modi possibili. Fece tanti tentativi di stringere un patto coi lucchesi e coi fiorentini, ritenuto necessario almeno per domare i ribelli, ma andarono a vuoto. Fu tenace nel colpire i disonesti, ma agì con umana pietà e compassione verso i colpevoli e i derelitti, forte il suo senso di responsabilità verso la popolazione. l suoi tempestivi provvedimenti contribuirono a risparmiare alla Garfagnana un attacco di peste. Fu sempre leale verso il duca, nonostante lo esautorasse quando gli faceva comodo. In una lettera Ariosto chiede che il duca mandi uno “a patire queste ingiurie, ché a me non basta la pazienza a tollerarle”.
Buono e generoso, proibì l’esportazione delle castagne per non aggravare le tristi condizioni dei più poveri, sebbene a lui come governatore spettasse l’introito di un piccolo dazio. Ariosto compose sette Satire, sul modello del suo “maestro e autore”, il saggio poeta Orazio che invita a carpire della vita l’attimo che fugge. Rivelano dell’Ariosto la grande ricchezza umana, l’intensità dei sentimenti e vivono di ricordi, memorie, illusioni e delusioni seguendo ideali di mediocrità ma aurea mediocritas. La quarta Satira racconta l’esperienza in Garfagnana con tutte le difficoltà dell’incarico che non gli era per niente congeniale, ma ebbe inderogabile necessità di accettarlo, in un territorio aspro, in presenza di tentativi insurrezionali; ma soprattutto soffriva di star lontano dall’amatissima Alessandra, dal figlio Virginio e da Ferrara vivace centro di cultura umanistica.
Scrive la IV Satira ad un anno dall’inizio del governatorato, con animo più sconsolato che polemico verso il duca Rimpiange la pace e il “luogo ameno” della villa del Mauriziano presso il “natio nido” a Reggio Emilia; il poeta confida che il rincrescevol labirinto in cui entrò non fu per avidità di maggior stipendio, ma per bisogno perché irregolare era il pagamento o perché “la mano del duca a volte rimaneva chiusa”, non pagava impegnato com’era a fare anche lui la sua guerra con la vicina Venezia. Non manca però una venatura autoironica, dicendo di essere come quel “gallo / che la gemma ha trovata e non l’apprezza”: è l’equilibrio umano e letterario che Ariosto aveva maturato sugli amati autori della tradizione letteraria antica.
A Castelnuovo Garfagnana il Festival “Terre furiose”
Da febbraio a dicembre 2022 è la durata del festival che celebra la presenza cinque secoli fa del poeta Ludovico Ariosto nella rocca di Castelnuovo Garfagnana, incaricato dal duca di Ferrara Alfonso I d’Este a governare a suo nome una terra ribelle ai nuovi signori. Il Comune di Castelnuovo e vari Enti, tra cui il prestigioso “Lucca Comics § Games” e l’associazione “Il Serchio delle muse” hanno lavorato a lungo per allestire mostre, laboratori, installazioni multimediali con uso anche delle novità espressive del fumetto, del gioco, della narrazione fantastica.
L’obiettivo è trovare un rapporto tra le “Terre furiose” garfagnine e l’immaginario del poeta che canta di Orlando che per amor venne in furore e matto, /d’uom che sì saggio era stimato prima. Il programma del Festival “Terre furiose. Ariosto ritorno in Garfagnana” comporta anche il recupero della Rocca simbolo di Castelnuovo e studi e divulgazione della cultura del territorio. Il programma delle celebrazioni è rivolto soprattutto ad un pubblico giovane e alle scuole, mediante il gioco, con ideazioni di Alessandro Benucci, punta anche a recuperare la trasmissione orale della conoscenza.
Comporta l’impegno del mondo accademico e di quello popolare. Adrian Fartade, rumeno che vive in Italia, divulgatore scientifico unisce fantasia e scienza astronomica per descrivere la Luna e i suoi misteri, va passo passo con l’Ariosto che ha immaginato un viaggio sulla Luna con un ippogrifo, antenato delle astronavi di oggi, per recuperare il senno di Orlando. Il nostro satellite nella ironica e fantastica invenzione ariostesca raduna in un vallone tutto ciò che si smarrisce sulla terra, ma non la pazzia perché, tanta o poca, purtroppo tutta sta qua giù, né se ne parte mai.
Maria Luisa Simoncelli