La storia delle attività atletiche da Omero all’età contemporanea

Già il poeta greco narra le gare degli aurighi su carri con veloci cavalli, la lotta corpo a corpo, il pugilato, la corsa, il duello, il lancio del disco, tiro a bersaglio volante di colombe: sono i giochi funebri in onore di Patroclo

Lo stadio Panathenaiko ad Atene, nell’antica Grecia fu sede dei Giochi panatenaici

Il fatto che a Pontremoli da 59 anni si assegna il “Bancarella Sport” offre il pretesto per rinfrescare conoscenze e riflettere sulle attività atletiche a partire dalla Grecia, la madre della gloriosa nostra cultura dell’Occidente, che ora qualcuno di altra appartenenza vorrebbe svalutare. L’uomo greco propone ancora alla nostra epoca sublimi valori: verità, bellezza, bontà, raggiunti con la fondazione della scienza, della filosofia, con la creazione artistica, le scienze matematiche, col lavoro e con le diverse forme di vita pratica tra cui l’attività atletica.

Volto di Omero

Fondamentale nella vita sociale era fare sport, era parte integrante dell’educazione all’armonia, al coraggio e alla forza. Gli spazi utilizzati erano detti “ginnasio”, vocabolo greco che significa “nudo”in quanto gli esercizi fisici si facevano a corpo nudo. Moltissimi erano già praticati nei giochi dei bambini con l’universale piacere di dare calci a un pallone. Le discipline atletiche degli adulti avevano significati etici e religiosi, si svolgevano in pubblico. Già Omero narra le gare degli aurighi a guidare carri trainati da veloci cavalli, la lotta corpo a corpo, il pugilato, la corsa, il duello, il lancio del disco, tiro a bersaglio volante di colombe: sono i giochi funebri in onore di Patroclo.
L’evento sportivo di massima importanza furono i giochi delle feste panelleniche celebrati da tutte le città greche; spesso in guerra fra di loro, sospendevano le rivalità, realizzavano una “tregua sacra”.
Ogni quattro anni nella città sacra di Olimpia si celebravano i giochi pubblici di tutta la Grecia: la lista dei vincitori comincia con l’anno 776 a.C. che è l’anno di inizio della cronologia greca, gli eventi si datano a partire da quella I Olimpiade. I partecipanti alle gare dovevano dimostrare che negli ultimi dodici mesi non avevano compiuto nessun reato, giuravano fedeltà piena alla disciplina dei giochi. Prima ci furono gare podistiche, poi venne il pentathlon completo (salto, corsa, disco, giavellotto, lotta), in seguito furono introdotte anche le gare letterarie e musicali. Spettacolare era la corsa delle quadrighe trainate da quattro cavalli, percorrevano 12 volte il circuito dell’ippodromo per un totale di circa 11 km.

L’Apoxyomenos di Lussino, statua in bronzo del IV sec. a.C.

Il premio era un corona di fronde di olivo selvatico. Gi atleti erano tutti greci fino al 228 a.C. quando vi furono ammessi anche i romani. I giochi panellenici di ogni tipo finirono nel 395 quando la religione cristiana diventò religione ufficiale dell’impero. L’attività agonistica nel Medioevo perde la finalità classica di educare la mente educando il corpo, è solo esercitazione militare e allenamento alla violenza. Vennero i tempi dell’Umanesimo e Rinascimento che fecero una “imitazione originale” della classicità, compresa la ricerca dell’equilibrio corpo-mente, della aurea proporzione tra le parti del tutto.
Vittorino da Feltre radunò nella sua “casa zoiosa” a Mantova giovinetti ricchi e poveri con l’impegno di sviluppare in loro l’armonioso equilibrio di energie spirituali e fisiche tra cui rilevante è la pratica degli esercizi ginnici e sportivi. Baldassar Castiglione scrive un manuale di formazione del perfetto “Cortegiano”, che deve essere anche “abile e destro negli esercizi fisici e cavallereschi”.
Arrivano i tempi cha portano alla modernità, con una rinnovata relazione con la natura, osservata nell’infinitamente piccolo con l’invenzione del microscopio e nell’infinitamente grande col galileano cannocchiale. I gabinetti anatomici studiano il corpo, nascono accademie per raggiungere il benessere praticando attività sportiva all’aria aperta che diventa argomento anche dei poeti: Leopardi scrive la canzone “A un vincitore nel pallone” che pratica “l’ardua palestra” e Saba dedica la poesia “Goal” al portiere che non ha parato il pallone e piange mentre l’altro esulta.
Si sono formate squadre che praticano lo sport professionale, oggi il più seguito dalla massa dei tifosi, un’attività a tempo pieno, ben remunerata in particolare è quella del calcio col suo mercato degli atleti. Il successo dello sport, professionistico e amatoriale, è stato consacrato molto dalla rifondazione delle Olimpiadi moderne nel 1894 dal diplomatico francese Pierre De Coubertin mosso da una filosofia dello sport che esalta l’esercizio fisico di tutti: importante più che vincere è partecipare alla gara fra la gioventù del mondo intero. Dello sport si sono serviti i dittatori per scopi di immagine e di potere, ma lo sport è potente forza di pacificazione, come fu nel Sudafrica di Nelson Mandela. Il merito speciale va dato allo sport praticato dai disabili, arrivato fino a vertici delle paraolimpiadi: la volontà, l’impegno rende tutti uguali.

Maria Luisa Simoncelli