

Ad Arpiola di Mulazzo è ancora viva la tradizione legata all’edificio definitivamente perduto
Mercoledì 29 giugno, giorno della festa liturgica dei Santi Pietro e Paolo, le due colonne portanti sulle quali è stata fondata la Chiesa, Arpiola ha festeggiato solennemente la ricorrenza, nei pressi dei resti dell’antico muro della chiesa “Sancti Petri ad Pisciulam”, nel “rione” di San Pietro, ubicato proprio lungo l’Autostrada della Cisa. L’antico edificio di “San Pietro de Pisciula”, risaliva probabilmente ai secoli VI-VII e il toponimo “Pisciula” potrebbe essere legato al fiume vicino o alla esistenza nelle vicinanze di una ricca sorgente d’acqua.
Le informazioni contenute nell’edicola in legno ubicata proprio a ricordo di questa chiesa, di cui rimane solamente una piccola porzione di muro in pietra arenaria, spiegano come in occasione della costruzione dell’Autocamionale della Cisa, senza che ve ne fosse effettiva necessità, vennero distrutte le vestigia della antica chiesa, nota nei documenti come la chiesa primitiva della frazione di Arpiola, ma ritenuta a lungo scomparsa e identificata inglobata all’interno di una casa colonica solo negli anni Settanta del secolo scorso. Un maggior raggio della curva del tracciato autostradale nel luogo della chiesa ne avrebbe scongiurato la distruzione che ha cancellato uno dei più antichi edifici religiosi della Val di Magra. Prima della demolizione era stato comunque possibile rilevare la pianta della chiesa, peraltro ormai inglobata all’interno di una casa colonica.
La chiesa era orientata liturgicamente, con l’ingresso a occidente e l’abside a oriente; la navata misurava in lunghezza 11,65 metri e 5,25 in larghezza, con spessore delle murature di circa 70 cm. Si trattava dunque di una chiesa di modeste dimensioni, ma tali erano le chiese più antiche e questa di San Pietro lo era davvero.
Il breve tratto di muratura scampato alla demolizione, con la caratteristica disposizione delle pietre “a lisca di pesce”, rimanda ad una tecnica costruttiva molto antica, probabilmente databile ai secoli iniziali della seconda metà del primo millennio e che trova confronti a Massa nella chiesa di San Leonardo al Frigido (ad tabernam frigidam). In Lunigiana, qui a San Pietro collocato all’imbocco della via per i Casoni e la Liguria e di fronte, sull’altra sponda della Magra, alla Pieve di Sorano, il cristianesimo si è attestato con una delle sue prime chiese, quando ancora gran parte della Val di Magra doveva essere convertita al messaggio evangelico, come ricorda la lapide nota come “di Leodgar”, misterioso personaggio che a Filattiera ancora nel 750 d.C. doveva dedicarsi alla conversione al cristianesimo della popolazione e per farlo doveva “spezzare gli idoli pagani”.
Ad Arpiola, benché fosse andata perduta la memoria dell’antica chiesa, la ricorrenza della festa di San Pietro è sempre stata tenuta viva anche con una fiera di merci e bestiame e in tempi più recenti il parroco e la comunità di Arpiola celebrano la festa con la S. Messa nei pressi del superstite muro, simbolo dell’edificio irrimediabilmente perduto.
Quest’anno, durante la celebrazione della sera di mercoledì 29 giugno e presieduta dal parroco don Marco Giuntini, che per la prima volta partecipava a questa festa, con la presenza del seminarista Raffaele e di un bel gruppo di fedeli, è stata tracciata la storia della frazione di Arpiola. Infatti in origine l’abitato era sorto proprio in questo luogo dopo la costruzione della chiesa; in seguito, dopo l’abbandono di questa, la comunità si era unita a quella di Mulazzo nella parrocchiale nel capoluogo. Poi, negli anni Cinquanta, è stata infine costruita l’attuale chiesa parrocchiale, al centro del paese. Il santo patrono originario, San Pietro, lasciò il posto a San Giuseppe, ma la festa di San Pietro restò comunque quella di maggior rilievo per gli abitanti del luogo che continuarono ad organizzare la fiera e la sagra, prima nei castagni in località Pianturcano e in seguito nell’attuale Parco Centro Giovanile San Giuseppe, adiacente alla parrocchiale e alla casa canonica.
Matteo Carnesecca