Il magg. Gordon Lett, catturato  a Tobruk nel giugno 1942
Gordon Lett in Africa

Prima di arrivare a Rossano nel settembre 1943, il maggiore inglese Ernest Gordon Appleford Lett fu impegnato in Africa per lunghi mesi fra l’autunno 1939 e la primavera 1942. Di stanza in India, Gordon Lett salpò da Bombay il 14 settembre 1939: come racconta il figlio Brian nel libro “Gordon Lett, amico dell’Italia” (ISRA Pontremoli, 2018) la destinazione era Suez dove sbarcò due settimane dopo.
Ufficiale del Royal Indian Army Service Corps, fu impegnato in combattimento prima nel deserto egiziano, poi nel nord della Libia, nei pressi della città di Sidi Barrani dove, nel dicembre 1940, si trovò di fronte le truppe italiane inviate da Mussolini a fianco di quelle tedesche. Nel 1941 una parentesi in Sudan e una campagna in Eritrea, nella primavera del 1942 tornò in Cirenaica. Tobruk era sotto assedio: le truppe di Hitler ebbero vita dura, ma a giugno la città non potendo più resistere si arrese e cadde in mano tedesca. Gordon Lett, che nel frattempo era stato promosso maggiore, tentò due volte di allontanarsi dalla città per non cadere in mano nemica. Il figlio Brian racconta come l’unica via di fuga fosse quella via mare: costruita una zattera con materiali di fortuna riuscì a fuggire, ma dopo una settimana venne catturato.
La sua destinazione era un campo di prigionia in Italia: un aereo lo portò nel campo di transito di Bari dal quale venne trasferito nel campo PG21 di Chieti, che era stato appena aperto e che, alla vigilia dell’Armistizio, arrivò ad ospitare circa 1.300 prigionieri di guerra alleati, in maggioranza ufficiali o sottufficiali inglesi. Nel campo, dove rimase per un anno, Gordon Lett raccolse una gran quantità di informazioni sul reale andamento della guerra. Nell’agosto 1943 venne trasferito a nord, destinazione il campo PG29 a Veano, comune di Vigolzone, provincia di Piacenza.
All’annuncio dell’Armistizio i soldati italiani di guardia lasciarono il campo incustodito permettendo così ai prigionieri di fuggire prima dell’arrivo dei tedeschi. Gordon Lett fuggì la mattina del 10 settembre: ricorda come nelle ore precedenti una delle sentinelle del campo, un giovane bersagliere di Parma, correndo notevoli rischi, gli avesse riferito i termini dell’armistizio e avesse insistito per dargli quaranta lire e l’indirizzo di casa sua a Parma perché vi cercasse rifugio. Gordon Lett, in compagnia di un militare inglese e di sergente australiano, cercarono di raggiungere il mare, ma dovettero ripiegare sulle aree interne dell’Appennino, arrivando così nello zerasco dove il maggiore avrebbe di lì a poco organizzato il Battaglione Internazionale.

(p. biss.)