L’impegno di Lorenzo Gestri nel dare voce alle classi subalterne

A Pisa e a Carrara due giornate di studi nel ventennale della scomparsa del docente universitario

Il prof. Lorenzo Gestri a Pontremoli nel 1988

“È una grande esperienza, emotiva e civile, ridare voce ad un mondo di ombre che talora, come nel caso delle classi subalterne, mai hanno avuto voce e pure sono le uniche – tra sussurri e silenziose grida – a poterci narrare le nostre radici”: così scriveva il prof. Lorenzo Gestri (1943 – 2002) nella prefazione a un saggio di Massimo Michelucci sul mondo del lavoro nelle cave di marmo pubblicato nel 1996. Una frase che, a mio parere, ben rappresenta lo spirito che ha ispirato il lavoro di una delle menti più lucide nel campo dello studio della nostra storia contemporanea. Garfagnino di nascita, carrarese di adozione, era figlio di quel Leo Gestri insegnante, preside e, per un breve periodo, sindaco socialista di Carrara. Anche Lorenzo si avvicinò al Partito Socialista fin dal Liceo, impegnandovisi negli anni dell’Università frequentata a Pisa e dalla quale uscì con una tesi di laurea che sarebbe poi evoluta nel suo libro più noto, “Capitalismo e classe operaia in provincia di Massa – Carrara” (Olschki, 1976). Un testo fondamentale per comprendere la realtà storica, sociale ed economica del comprensorio apuano-versiliese. 

A venti anni dalla scomparsa la sua figura e il suo contributo sono stati ricordati in due giorni di convegni che si sono svolti il 19 e il 20 maggio in quella stessa Università di Pisa dove Gestri insegnò a lungo e nella “sua” Carrara, nella sede della Camera del Lavoro. Un’occasione preziosa proposta dalla Biblioteca “Franco Serantini” di Pisa e organizzata, oltre che con l’ateneo pisano, con l’Ires Cgil, l’Istituto Storico della Resistenza Apuana e con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara.
Fra i relatori, soprattutto docenti universitari, il prof. Alessandro Volpi ha sottolineato la formazione di Gestri, il suo incontro con personalità importanti come lo storico Giorgio Candeloro, il suo essere interessato non ad una dimensione localista ma ad un ampio territorio di “area vasta” con l’obiettivo di unire realtà storicamente e socialmente diverse. Significativo il nostro contesto di area apuana, versiliese, spezzina fino alla Lunigiana e al Parmense nel quale rientrano, ciascuna con le rispettive caratteristiche, le realtà di Massa (agricola e religiosa) e di Carrara (industriale e anarchica). 
Ampio il panorama di libri e saggi pubblicati da Gestri (l’ultimo dei quali, lo straordinario “Le ceneri di Pisa”, uscito postumo poco dopo la sua improvvisa scomparsa), ancora tutto da valutare il patrimonio di scritti inediti conservati nelle sue carte. 
Tra le sue presenze nel territorio della Lunigiana interna bisogna ricordare la notevole relazione al convegno sul “Movimento Socialista in Lunigiana tra la fine dell’Ottocento e il Novecento”, tenutosi a Pontremoli e a Tresana nel 1988. Gestri, di quel periodo storico, aveva affrontato il tema “Socialismo e società in Val di Magra” con la consueta chiarezza e schiettezza, evidenziando le difficoltà di un territorio ampio, che viveva in un “quadro complessivo di miseria” al quale la Val di Magra “aveva da tempo risposto con l’emigrazione”. Territorio nel quale emergeva un “ambiente così scarso d’ossigeno operaio” nel quale, a dispetto di tante condizioni sfavorevoli, nasce comunque un movimento socialista ispirato da personaggi come Bassignani, De Ambris, Campolonghi, Sterpilla… 
Figura inquieta e puntigliosa, Lorenzo Gestri ha lasciato un’eredità ancora in gran parte da valorizzare. Un primo passo è stata la donazione fatta dalla famiglia alla Biblioteca “Serantini” del ricco patrimonio che lo storico aveva accumulato nel corso della sua vita di studi. Un secondo potrebbe essere quello di riprendere la sua idea di un Istituto di Studi Lunensi: lo aveva fondato sul finire degli anni Settanta con Antonio Bernieri raccogliendo l’adesione di un buon gruppo di giovani; un’esperienza conclusasi troppo presto e che ora potrebbe essere ripresa. Questo è stato, perlomeno, l’impegno uscito dalla due giorni di studi.
(p. biss.)

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