L’insegnamento della religione è una risorsa formativa irrinunciabile

Nella nostra provincia ogni mattina 19.957 alunni incontrano un insegnante di religione Dati incoraggianti che coinvolgono anche gli studenti stranieri

I numeri dicono molto di più di tante parole e commenti; scorrendo quanto rilevato dall’ufficio diocesano per l’insegnamento della religione cattolica, le adesioni all’ora di Religione, nella provincia di Massa Carrara raggiunge l’85%. Tradotto in cifre significa che ogni mattina 19.957 alunni incontrano un insegnante di religione. Un dato davvero “insolito” e in controtendenza rispetto alla media nazionale e soprattutto a quella toscana. “L’insegnamento della religione è una risorsa formativa irrinunciabile e le famiglie oltre che gli stessi studenti lo hanno ben compreso – commentano i direttori dell’ufficio diocesano Walter Fiani e don Mario Tucci – questi dati ci confortano: significa che il percorso intrapreso, negli ultimi anni, per la qualificazione degli insegnanti e dell’ora di religione, ha prodotto i suoi frutti”. La particolarità è stata infatti di ancorare l’ora di religione al territorio, attraverso il progetto “… a due passi da casa…” per la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale locale, collegato alla storia del cristianesimo in termini di promozione umana e sociale. “L’ora di religione – ribadiscono – non è un ‘catechismo camuffato’ che punta a fare proselitismo, come affermano alcuni detrattori, ma un autentico momento formativo che, usando il linguaggio della scuola, pone al centro il ‘fenomeno religioso’ inteso come componente essenziale ed inclusivo della persona umana”. Quest’anno l’impegno di insegnanti e studenti si è collegato alla celebrazione del bicentenario della Diocesi di Massa e dei 400 anni dal voto della Madonna del popolo a Pontremoli. 
Tornando alle cifre bisogna però anche notare che soprattutto nelle scuole superiori c’è una leggera flessione, in parte dovute anche ad alcune “penalizzazioni” che l’ora di religione subisce, come quando è collocata ad inizio e a fine mattinata. Purtroppo, talvolta, la scelta si riduce all’alternativa tra svolgere o meno un’ora di scuola in più, e non tra due opzioni formative diverse. 
Un dato confortante sono gli “alunni stranieri”: uno su due decide di avvalersi dell’insegnamento. In passato, soprattutto chi proveniva da paesi extraeuropei, vedeva l’ora di religione con un po’ di diffidenza. Ora invece i dati mostrano che alcuni pregiudizi sono crollati, e si riconosce alla materia, un indiscutibile valore didattico.
“Gli strumenti che hanno a disposizione gli insegnanti di religione – precisano i direttori diocesani –  si possono riassumere in tre parole: ascolto, dialogo, collaborazione. Sono infatti coloro che di fronte alle sfide educative, sanno ascoltare le istanze dei giovani, entrando con loro in un dialogo avvincente, che solo le peculiarità dell’IRC riesce a suscitare.  Sono poi docenti professionisti della collaborazione: nella scuola sono in grado di lavorare in team, privilegiando un approccio interdisciplinare ai contenuti”. Un altro aspetto che garantisce il “successo” della religione nella scuola è che durante quest’ora “gli studenti – come scrivono i vescovi – possono confrontarsi con le domande profonde della vita. Soprattutto nel tempo della formazione intellettuale a scuola sorgono quei quesiti che a volte ci affannano, ma che di fatto ci rendono esseri umani unici e irripetibili: chi siamo? Quale storia ci ha preceduto? Cosa dobbiamo fare per il presente nostro e dei nostri cari? Perché il dolore e la morte? Cosa possiamo sperare per il futuro in questa terra e dopo?”. L’insegnamento della religione si pone quindi proprio nell’orizzonte degli interrogativi esistenziali, che sorgono, nelle diverse età e con diversa intensità, nel cuore dei giovani.    
(R.B.)