L’attività osservativa del mese di gennaio si è tradotta nell’uso di poche espressioni e dei soliti simboli in conseguenza del persistere di condizioni atmosferiche spesso fotocopia del giorno precedente.
Nella settimana in esame, minime sono state le deviazioni dalla giornata anticiclonica tipo, che vede cielo sereno o poco nuvoloso, gelate, brinate, nebbie e foschie, vento assente o cenni di regime di brezza. Il 20, come primo cambio di programma, transito di una perturbazione con pioggia moderata da mezzanotte alle 6 (raccolti 10-15 mm in generale sulla Lunigiana), nevicata oltre i 900 m e poi riaffacciarsi di schiarite fin dal mattino, ampie a tarda sera.
Il vento di tramontana, dopo l’ennesima nottata di gelo da irraggiamento con deposito di brina, si è levato a metà mattina vegliando poi fino a sera con aria secca e orizzonte più limpido. Il 22, perciò, gelata più asciutta con brina più rara e aria rimescolata dal mini-afflusso settentrionale già quietatosi.
Domenica 23, secondo giorno dal cielo misto della settimana causa copertura di strati e stratocumuli tra le 6 le 10 e, di nuovo, tra le 18 e le 22 circa. Non limpida, ma segnata da foschia, pure la giornata di lunedì 24, caratterizzata da totale assenza di nubi e dal noto contorno di fenomeni legati alle temperature minime sottozero.
Al margine orientale della estesa area di alta pressione che sta proteggendo l’Europa Occidentale, al contrario, discese di aria gelida verso i Balcani, il Mar Egeo e la Turchia (con qualche risonanza sulle regioni italiane più sudorientali, il Salento in Puglia e la Calabria jonica) hanno recato un volto severo dell’inverno in quelle nazioni.
Molte le cartoline nevose girate in rete, specialmente dalle isole greche, da Atene e altre località elleniche, anche costiere e di bassa quota, imbiancate non da effimere spolverate, bensì da accumuli di un certo spessore e perciò assolutamente eccezionali per quelle latitudini e quelle regioni. Più a nord e nell’interno, come in Montenegro, la temperatura è scesa a livelli da primato, sprofondando addirittura fin sotto i -30°C.
a cura di Maurizio Ratti, Mauro Olivieri e Giovan Battista Mazzoni