In cattedrale a Massa la Veglia di preghiera per la festa di San Carlo Borromeo
Una serata speciale, di preghiera e di gioia: questo il filo rosso della Veglia svoltasi giovedì 4 novembre in cattedrale a Massa in occasione della festa di San Carlo Borromeo, patrono del Seminario. Durante la celebrazione, presieduta dal Vescovo di Volterra monsi. Alberto Silvani, due seminaristi della nostra diocesi hanno compiuto passi importanti per il loro cammino verso il sacerdozio: Giorgio Lazzarotti è stato ufficialmente ammesso tra i candidati al Diaconato e al Presbiterato, mentre ad Alessio Bertocchi è stato conferito il Ministero del Lettorato. La Veglia è stata curata dalla Pastorale Giovanile: una scelta precisa, fortemente voluta dal responsabile don Maurizio Manganelli che, prendendo la parola, ha sottolineato quanto fosse importante che i ragazzi della Diocesi fossero presenti e protagonisti in una serata durante la quale due giovani come loro rinnovavano il loro “Eccomi” al Signore.
A rendere speciale il momento di preghiera hanno contributo i canti, eseguiti dal coro interparrocchiale, e la nutrita partecipazione: tantissimi fedeli, infatti, hanno scelto di essere presenti e di mostrare così la loro vicinanza ai due seminaristi.
Nel corso della celebrazione ai due candidati è stato chiesto di portare una testimonianza personale. Giorgio ha cominciato così il suo intervento: “Ho 23 anni, amo stare con i giovani, mi piace andare in montagna e suonare la chitarra: quattro anni fa sono entrato in seminario e questa sera tremo dall’emozione perché la Chiesa, che siamo noi qui radunati, ha deciso di dire ‘sì’ alla mia storia”. Il seminarista ha poi spiegato come è avvenuta la sua chiamata: “Il Signore si è fatto incontrare nella semplicità – ha spiegato Giorgio – ho vissuto la Grazia, ho vissuto Dio che si è fatto vicino alla mia vita donandole una pienezza che a parole non si può raccontare”.
Alessio ha invece espresso con entusiasmo la sua volontà di “vivere per il Signore” e lo ha fatto riferendosi, durante la sua testimonianza, al brano tratto dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani letto poco prima.
Ha affermato il seminarista: “Ho cercato di capire che cosa il Signore ha da dire a me oggi, per provare a trasmettere un po’ di quell’energia vitale che riempie il mio cuore. […] ‘Se noi viviamo, viviamo per il Signore’, dice l’apostolo, e questo è ciò che voglio per la mia vita”. Il giovane ha poi chiarito che cosa intenda con questa espressione: vivere per Dio è vivere “per i fratelli e le sorelle che Lui mi mette sulla strada”.
Durante l’omelia, nel corso della Veglia, mons. Silvani ha scelto di soffermarsi sul senso dei gesti che hanno caratterizzato la Veglia: “I riti che stiamo compiendo non concedono poteri straordinari – ha spiegato – i Ministeri Ordinari fanno parte dell’impegno battesimale e se a qualcuno sono conferiti esplicitamente non è per onorificenza […] ma perché essi sono tappe successive fino all’abilitazione a svolgere un servizio sull’esempio del Signore Gesù, che dona la sua vita per le sue pecore”.
La chiamata al Ministero non è un’opera dell’uomo, ma “un dono di Dio” ha chiarito il Vescovo Alberto, che ha poi precisato: “Lo Spirito Santo scrive nel cuore di ogni uomo un progetto di amore e di grazia e chi accoglie questo progetto trova il senso pieno della sua vita”. Non resta dunque che mantenere fede alla promessa fatta ai seminaristi al termine della celebrazione: continuare a pregare per loro Maria “Madre dei Giovani” affinché li protegga e li sostenga nel loro cammino.
Seminaristi in Italia: chi sono e quanti sono
Sono 1.804 i seminaristi diocesani che vivono nei 120 seminari maggiori d’Italia. La maggior parte si trova in Lombardia (266 unità,15% del totale) e nel Lazio (230, il 13%), mentre la Basilicata e l’Umbria sono le regioni con la numerosità assoluta più bassa: 26 seminaristi (1,4%) e 12 (0,7%). Un quadro che cambia se si rapporta il numero dei seminaristi agli abitanti. In questa classifica, infatti, a primeggiare sono due regioni del Sud, Calabria e Basilicata con 29 e 23 seminaristi ogni 500.000 abitanti.
I numeri, rilevati dall’Ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni della Cei, mostrano una realtà in linea con il calo degli ultimi cinquant’anni. Secondo l’Annuario pontificio, infatti, nell’arco di mezzo secolo le nuove vocazioni nella Chiesa cattolica sono diminuite di oltre il 60% passando da 6.337 del 1970 a 2.103 del 2019. E nei dieci anni che vanno dal 2009 al 2019, la flessione in Italia dei seminaristi diocesani è di circa il 28%. Un fenomeno che non può essere ricondotto semplicemente all’inverno demografico, se è vero che il decremento della popolazione maschile di età compresa tra i 18 e i 40 anni nello stesso periodo è stato pari al 18%.“Se mancano le ‘vocazioni’ – osserva don Michele Gianola, sottosegretario della Cei e direttore dell’Ufficio – non è un problema sociologico, o non soltanto. Somiglia più al sintomo di una malattia della quale trovare una cura. Chiudersi, difendersi, immunizzarsi contro la vita non sono orizzonti nei quali può fiorire la vocazione che ha bisogno di aprirsi, entrare in contatto, affrontare le sfide, correre alcuni rischi. L’Italia è da evangelizzare come è da evangelizzare il cuore di ciascuno, sempre”.
L’età media dei giovani nei seminari è pari a 28,3 anni, mentre a livello di provenienza geografica, il 10% dei seminaristi proviene da altre parti del mondo e la metà di essi frequenta un seminario del Centro Italia. L’Africa è il continente più rappresentato: oltre un terzo dei seminaristi stranieri (38,5%) proviene da queste terre, in particolare da Madagascar, Nigeria, Camerun e Costa d’Avorio. Dall’Europa proviene circa uno straniero su cinque, in particolare da Polonia, Albania, Romania e Croazia. (Agenzia SIR)