Oltre la collina del tempo fisico

Tutti i Santi e commemorazione dei defunti

Chiunque si trovi a visitare un cimitero può rimanere stupito dalla gente che lo frequenta. Soste, più o meno, frettolose accanto alle lapidi che testimoniano le virtù dei trapassati e l’affetto dei vivi. In un mondo teso a prolungare, il più possibile, il cammino terreno visitare gli avelli equivale al bisogno dell’uomo di conservare la continuità con i vissuti passati.
Nel corso della storia, il culto della morte, presente fin dal tempo delle caverne, è molto cambiato parallelamente alla variabile evoluzione del concetto della vita oltre la morte. A tal proposito vengono formulate varie previsioni di modalità. Il cristianesimo, con la Resurrezione di Cristo, ha dato senso e valore al doloroso strappo della morte. Il ricordo dei nostri cari, che stringiamo nel cuore, non ha date né tempi, ma la “scadenza” sui calendari degli appuntamenti annuali più significativi è cosa di questa terra. Ed allora è giustificabile una giornata dedicata ai defunti fissata, dalla Chiesa, nel giorno 2 novembre. Nella consapevolezza che le tombe insegnano, testimoniano valori.
Sono memoria, affetto, riconoscenza. Esse proclamano l’assurdità logica della morte, l’impetuosità del silenzio. Se non ché, come cristiani, abbiamo una Tomba vuota, una promessa e un Vivente “Io sono la Resurrezione e la vita” ha detto Gesù. Una volta era facile parlare dei morti, e con i morti, la sera, accanto al camino, di fronte ad una fotografia, magari ingiallita, pur densa di nostalgia, mentre oggi non riusciamo nemmeno a parlare con noi stessi. Ed allora ci pesa “quest’ora novembrina” a cui arriviamo senza una fede nuova, rinnovata, forte. La fede di coloro che, pur nelle tribolazioni, hanno alimentato la speranza che non delude.
La fede in Cristo, fratello dei viventi, cireneo di chi soffre, liberatore radicale dell’uomo dalla prigione dell’inerzia e dello sconforto. Ed allora, fra le tombe, ci aggiriamo come poveri cristiani. Tante volte soli, senza profezia e senza potere. É vero, dobbiamo risolvere ancora tanti problemi, ma non il grande problema, risolto all’orizzonte infinito dell’Eterno. Infatti, nel groviglio della storia passata e presente, c’è questo futuro luminoso che ci è stato donato per amore.
Una Tomba vuota, una vita che nel cimitero (dormitorio) è riposo e domani rivitalità, il Regno, il Banchetto. Sappiamo che il nostro pellegrinaggio nel mondo non ha una fine, bensì un fine: il risorgere. Non conosciamo le strade del domani, ma conosciamo il grande Porto della Vita eterna. La libertà ci è garantita perché abbiamo molto da fare e da scoprire, però ci è assicurata la certezza del posto che attende ogni discepolo del Maestro. Là, oltre la collina del tempo fisico.

Ivana Fornesi