
Piazze della Lunigiana Storica.
Distesa tra il ponte Baroncino, dove fu collocata la dogana del marmo, e la Nuova porta del mare, piazza Alberica misura circa 3.400 mq. Accolse le residenze della nuova aristocrazia cittadina; al centro è il monumento dedicato a Maria Beatrice d’Este
Nel 1554 il ventiduenne Alberico I Cybo Malaspina, succedendo alla madre Ricciarda, ottenne dall’imperatore Carlo V il marchesato di Massa e la signoria di Carrara. Sia per ragioni difensive che di prestigio, cinse di mura le due città ed incluse nel perimetro di quest’ultima anche i borghi sorti sulla destra del torrente Carrione. Con solenne celebrazione i lavori ebbero inizio il 10 maggio 1557 alla Lugnola, dove la via che scendeva lungo il solco vallivo di Gragnana, o via lombarda, incontrava l’attuale via Carriona, utilizzata allora con crescente frequenza dai carri che trasportavano i blocchi di marmo alla marina. Attraverso il ponte Baroncino, la strada entrava in città e, piegando a sinistra, dopo aver superato la porta Ghibellina, demolita intorno al 1630, raggiungeva l’insigne Collegiata di Sant’Andrea, antica pieve ricostruita splendente di marmi nei secoli XII-XIV, quindi usciva in direzione di Massa.
Procedendo invece in linea retta, verso occidente, attraversava un ampio spazio libero denominato Platea porcorum, delimitato, verso sud, dal rettifilo delle mura duecentesche di Carrara, per procedere poi, in sinistra del Carrione, fino al mare. A lato del ponte Baroncino il vicolo della Beccheria attesta, ancora oggi, l’antico uso di questo spazio extramoenia dedicato al commercio ed alla macellazione del bestiame. La maglia compatta del tessuto medievale con i suoi vicoli stretti, concettualmente superata al tempo di Alberico, suggeriva al novello signore un progetto urbanistico di ampio respiro, che potesse elevare anche il rango della città, dichiarata in effetti capitale di marchesato nel 1568.
Coevo alle mura, iniziate 1557, è l’ampliamento della rocca Malaspina, oggi Accademia di Belle Arti, inadeguata alle nuove esigenze della corte, che aveva bisogno di spazi di rappresentanza per trattare gli affari dello stato. Adiacente alla monumentale Porta maestra, in direzione di Massa, l’ingresso principale della nuova ala, fu rivolto a nord su un’ampia strada, che si adornò, col tempo, di eleganti edifici, l’attuale via Loris Giorgi. Il nuovo tracciato raggiungeva l’antica piazza dei porci, ripensata intorno al 1560, come nuovo polo mercantile di Carrara, situato tra il centro antico ed i quartieri di oltre Carrione.
Distesa tra il ponte Baroncino, dove fu collocata la dogana del marmo, e la Nuova porta del mare, piazza Alberica di circa 3.400 mq., destinata ad accogliere le residenze della nuova aristocrazia cittadina, da spazio marginale divenne, nell’arco di circa un secolo e mezzo, secondo la Guida di Carrara di Bizzarri e Giampaoli del 1932 “la più bella tra le piazze di Carrara”. Mentre, ad occidente, le cortine dei palazzi delineano lo stretto varco della porta, ad oriente, il fronte continuo degli edifici sembra adornarsi dei cangianti colori della vegetazione del Montedarma, testata del crinale che sale al passo della Gabellaccia.

Al centro della piazza, si eleva il monumento neoclassico dedicato a Maria Beatrice d’Este, eretto nel 1816, opera dello scultore carrarese Pietro Fontana. Appoggia su un alto piedistallo, disegnato dal fiorentino Lorenzo Bartolini, sul quale figurano, oltre all’iscrizione dedicatoria, bassorilievi allegorici eseguiti da scultori carraresi. Un leone accovacciato adorna la fonte “a piè della Duchessa” dove “canta l’acqua la rauca sua canzone”, scriveva il d’Annunzio.
Ammirevole è la composta armonia degli edifici giunti fino a noi privi di sostanziali discontinuità; l’allineamento dei cornicioni, soprattutto nei lati sud-est, nonostante il dislivello di quest’ultimo, conserva quello del Palazzo delle logge della fine del Cinquecento, il più importante del lato sud. Appartenne alla famiglia Diana e, secondo tradizione, a Jacopo, nominato da Alberico capo degli appalti del marmo. L’elegante dimora mantiene l’originario rapporto tra portico, piano nobile e finestre del piano superiore, lette come elemento di chiusura del volume architettonico.
I lati nord-est presentano palazzi più alti che sovrappongono al piano terreno alcuni tre, ed altri quattro piani superiori, tra questi si distingue quello dei conti Del Medico, dipinto in rosso cybeo, attribuito ad Alessandro Bergamini, lo stesso che lavorò al Palazzo ducale di Massa. Qui le incorniciature delle finestre ed i ricchi fastigi, gerarchizzati in funzione dei piani, non sono di stucco ma di marmo, segno del prestigio raggiunto dalla famiglia. Il ritmo delle aperture compone la pagina di un prospetto rigorosamente simmetrico che, tuttavia, ha perduto quel legame tra organizzazione interna dei vani ed aperture, ancora ben presente nell’ampliamento della Rocca, di circa un secolo e mezzo prima, dove alle cinque finestre centrali, qui soltanto motivo formale, corrisponde il salone di rappresentanza con il balcone in asse sulla via.
Ciò non toglie che il piano nobile del palazzo Del Medico sia il prezioso scrigno che contiene un’alcova di raffinata bellezza, ornata con sculture e marmi pregiati, ed un salone con ardite quadrature prospettiche alla Natali. Ma l’interesse per piazza Alberica non si esaurisce certamente con queste poche battute che invitano a riscoprire la casa dove nacque, nel 1577, lo scultore Pietro Tacca e le numerose iscrizioni affisse sulle mura di quella che è ancora la piazza più bella di Carrara.
Roberto Ghelfi