Il “Women 20” che mette al centro le donne

Dal 13 al 15 luglio, a Roma, 98 donne delegate da tutto il pianeta hanno affrontato il problema della parità di genere, argomento di fondamentale importanza da presentare al G20, il prossimo summit dei capi di stato e di governo che si svolgerà in Italia con “persone, pianta, prosperità” come parole d’ordine e dove la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha detto che forse sarà l’unica donna ad essere presente, lei che con 7 figli congiunge lavoro ed essere madre, ma da privilegiata in partenza. La stampa ha dato scarso rilievo all’evento, che ha concluso i suoi lavori con indicazioni concrete sul lavoro ancora molto difficile da fare, sono diventate insopportabili le parole vuote.
Per una vera parità di genere ci vuole una svolta culturale urgente e autentica. Da tempi remoti le donne non sono state e continuano a non essere là dove si decide. Le posizioni di comando non vengono concepite neppure per ipotesi ricoperte da donne: è vicina l’elezione del presidente della Repubblica Italiana ma nessun nome femminile è pensato, neppure per la presidenza del Consiglio, per posti di comando fondamentali nell’imprenditoria, nelle carriere da sempre considerate settori “maschili”, sono pagate meno dei colleghi maschi a parità di merito e competenze; in Italia sono più istruite dei maschi.
Sono concordi le analisi di economisti nel riscontrare che per far crescere l’economia servono creatività, sensibilità, professionalità “al femminile”. Non si tratta di gareggiare da rivali ma di lavorare insieme. Il “Women 20” ha lavorato col proposito fermo di dare voce dove non c’è, attuare l’uguaglianza di genere stabilita nel 2015 a Istanbul, sconfiggere la violenza sulle donne, così frequente da creare indifferenza, raggiungere la parità di salari entro il 2025, aumentare di cento milioni la forza lavoro femminile, fare partecipi le donne ad una crescita inclusiva e legata agli obiettivi dello sviluppo sostenibile che l’Onu vuol raggiungere. Soprattutto nella politica è difficile raggiungere la parità: in fin dei conti, umiliante è l’espediente delle “quote rosa”, quasi un contentino per salvare la faccia.
Si capisce l’ostilità dei maschi perché si tratta di ridurre le poltrone per loro, in Italia le donne con incarichi politici sono pochissime. Al “G20 donne” di Roma, le cinesi hanno lavorato per superare la divisione digitale, le tedesche per valorizzare la diversità, le argentine per la possibilità di partecipazione.
Molto impegno è stato messo sull’educazione, la salute, i cambiamenti climatici che si manifestano con tempeste terribili e molte vittime per il caldo eccessivo o per alluvioni apocalittiche. Anche i più scettici dovrebbero aver capito che disastri ambientali estremi e pandemia sono conseguenza del mancato dovere di custodire il creato, invece ne abbiamo fatto rapina per idolatria del denaro e del consumismo.

Maria Luisa Simoncelli