Comunità di Sant’Egidio: Una ripartenza migliore e una giusta e legale immigrazione

Ripristinare flussi di ingressi regolari nei settori che hanno più bisogno di lavoratori, come la sanità, il turismo e l’agricoltura; reintrodurre il sistema di sponsorship private e “prestazione di garanzia” per far entrare lavoratori dall’estero; ampliare i corridoi umanitari ed estenderli ad altri Paesi europei; superare il Regolamento di Dublino con la possibilità, per chi si sposta per i 3 mesi consentiti, di accettare un impiego in un Paese diverso da quello di arrivo e sponsor che possano richiedere l’autorizzazione all’ingresso per ricerca di lavoro per un anno.
Sono le principali proposte che la Comunità di Sant’Egidio rivolge al governo italiano e a tutti i governi “per una giusta e legale immigrazione”. L’invito alla politica italiana ed europea ad affrontare la fase della ripartenza tenendo conto dell’inverno demografico in corso e della mancanza di lavoratori in alcuni settori, per far incontrare domanda ed offerta, i bisogni delle famiglie italiane e di chi emigra e “per garantire legalità e sicurezza per tutti”.
“Il tema della ripartenza può essere una occasione per cambiare in meglio – ha detto Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio – per creare un mercato del lavoro sano e non tenere nessuno in situazione di irregolarità”. Ci sono 600mila persone in Italia “che se regolarizzate sarebbero una grande ricchezza per il gettito fiscale dello Stato, le pensioni e il welfare”.
Il problema di fondo è che l’Italia è a saldo zero tra emigrazione e immigrazione: “gli italiani all’estero sono aumentati del 60% in 10 anni, passando da 3,1 a quasi 5 milioni. Nel 2019 sono emigrate 180mila persone, di cui il 75% italiani, un numero pari alle persone arrivate in Italia. Perdiamo giovani, competenze e attrattività nel mercato del lavoro. Potremmo andare a cercare lavoratori qualificati nei Paesi extra-Ue”.
“C’è una carenza del 20/30% di personale nel turismo e nella ristorazione – ha ricordato Impagliazzo – Mancano 50mila lavoratori in agricoltura e 60mila infermieri nella sanità. Le famiglie soffrono per le carenze nell’assistenza degli anziani. Ci sono Paesi come Perù, Argentina e Romania che hanno scuole infermieristiche con livelli molto elevati ma manca l’equipollenza dei diplomi. Chiediamo al Governo di riconoscere i titoli e impiegare subito questo personale”.
Impagliazzo ha chiesto anche di velocizzare le 220mila domande di emersione dal lavoro nero del governo Conte: “Ne sono state accolte pochissime perché le pratiche non vengono lavorate”. Tutte le proposte, ha concluso, “sono nell’aria da tempo ma non si ha il coraggio politico di fare scelte semplici e di buon senso, che potrebbero essere messe in pratica nell’immediato”.

P.C. – Agenzia SIR