Bagnone ha venerato la patrona Santa Croce

La celebrazione presieduta da mons. Silvani, vescovo di Volterra

Gesù, morendo sulla Croce, ha dato valore assoluto al dono della vita per gli altri. Per i cristiani la Croce non è più simbolo di morte subìta, bensì di vita donata per l’umanità. Il voto che si celebra a Bagnone, il 3 Maggio, rinnova l’antica riconoscenza della popolazione locale scampata al colera del 1854 – 55. Il Consiglio degli anziani istituì, allora, una annuale solenne celebrazione da perpetrarsi per un secolo. Voto rinnovato il 25 Maggio del 1956. Del resto impossibile parlare della storia di Bagnone senza sottolineare la forte devozione verso la S. Croce. “Una Croce, contenente santissime reliquie, venuta da Gierusalem (Lorenzo Sarti 1618) considerata dalla gente anima della propria identità.
Quest’anno la festa, nonostante il persistere del Covid 19, era particolarmente attesa in quanto nel Consiglio Comunale, svoltosi il 14 Ottobre 2020, venne approvata all’unanimità la delibera che sancisce, ormai, la S. Croce “Patrona principale” del Comune come volevano gli antenati, secondo una accurata ricerca da parte dello storico Paolo Lapi. Una decisione sostenuta da tutti, in particolare dal capogruppo di minoranza, Michele Olivieri e dal sindaco Carletto Marconi, nella consapevolezza che la Croce rimane strumento, per eccellenza, della nostra salvezza.
La festa è stata accuratamente preparata dal parroco don Andrea Nizzoli, il quale ha predisposto un calendario comprendente triduo, recita del santo Rosario , Adorazione della Croce, confessioni, riflessioni, S. Messe… Il 3 Maggio il Pontificale delle ore 17, nella prepositurale di S. Nicolò, è stato presieduto da mons. Alberto Silvani, vescovo di Volterra. Legatissimo a Virgoletta, paese d’origine e all’intera nostra vallata. A coadiuvarlo i sacerdoti don Andrea, don Marco Giuntini, don Angelo Boattin, i diaconi Edamo e Inaco Bianchi. Presenti i rappresentanti delle Associazioni di volontariato, della Protezione civile, delle varie parrocchie del Comune con i loro stendardi. Accanto al gonfalone del Comune, il vicesindaco Daniele Lombardi, il presidente del Consiglio Matteo Marginesi, la Giunta al completo ed i consiglieri di minoranza: Michele Olivieri e Gianluigi Cortesi. Assente, per motivi di salute il sindaco Carletto Marconi che ha fatto sentire la sua vicinanza con un toccante saluto, letto dal vicesindaco, suscitando palpabile commozione stemprata da un applauso affettuoso.
Incisiva l’omelia del presule “Purtroppo, ha rimarcato, è il secondo anno che una celebrazione tanto importante e sentita è mortificata da un contagio invisibile che ha cambiato il nostro modo di vivere, mettendo in crisi convinzioni ed economia. Nella nostra vita privata è giunto il momento di guardare all’essenziale, capendo che i desideri non sono diritti per cui tutti chiamati alla solidarietà concreta, alla condivisione e alla vicinanza ai fratelli più fragili. La consapevolezza dei nostri limiti è la molla di lancio per ritrovare la strada del Vangelo. Urge speranza vera guardando in alto, verso chi è stato innalzato. Non serve abbandonarsi alla rassegnazione passiva, ma orientare la vita verso cose migliori aumentando la nostra fede stanca con la Parola, la preghiera, i Sacramenti. Non dimentichiamo le vittime del contagio mentre guardiamo, con ammirazione, tutti coloro che si prodigano per chi soffre …”.
All’Offertorio, il vicesindaco, nel solco delle tradizioni dei padri, ha offerto il fascio di cera avvolto nel nastro tricolore. Niente processione, ma prima della solenne benedizione finale, mons. Alberto Silvani, accompagnato dal clero, dalle autorità e dai chierichetti, ha elevato al Cielo, nel piazzale antistante la chiesa, la S. Croce invocando protezione dai vari malanni.
Il Coro, con canti appropriati ed eseguiti con bravura, ha dato più ampio respiro spirituale alla intensa giornata. Ci aiuti la S. Croce ad uscire da schemi consolidati, non sempre giusti e cristiani, onde iniziare paradigmi nuovi. Con, nel cuore, il desiderio di conoscere ed amare veramente la Trinità e la Mamma Celeste.

Ivana Fornesi