“E’ difficile immaginare maggiore contraddizione di quella che corre fra la serena disponibilità alla vita, agli affetti, al dovere di cittadino, di marito e di padre di questi uomini inermi e la vocazione al disordine e alla morte dei loro assassini”. Così scrive Gaspare Barbiellini Amidei nella presentazione di “Oltre la notte di piombo” di Gigi Moncalvo: una raccolta, pubblicata nel 1984, di alcune testimonianze di famiglie vittime della ferocia terroristica.
Pagine ritrovate mentre i media stavano raccontando la svolta che ha portato il governo Macron a togliere la protezione di cui per decenni aveva goduto in Francia chi aveva seminato morte e dolore in Italia (una decisione che ha portato all’arresto di Enzo Calvitti, Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Marina Petrella e Sergio Tornaghi, delle Brigate Rosse; Giorgio Pietrostefani di Lotta Continua e Narciso Manenti dei Nuclei Armati contro il Potere territoriale; nei giorni successivi si sono costituiti Luigi Bergamin e Raffaele Ventura; resta latitante Maurizio Di Marzio, ndr). C’è una memoria che occorre consegnare subito al Paese perché sappia quanta grandezza umana c’è stata in quei morti e quanta grandezza c’è stata nelle loro famiglie. Una grandezza che oggi appare in tutta la sua forza educativa anche a fronte di un titolo giornalistico, “Anni di piombo, la ferita risanata”, che rischia di avallare una lettura riduttiva se non ambigua della notizia degli arresti.
Scrive Gaspare Barbiellini Amidei: “C’è una bellezza dell’anima in queste mogli e in questi figli che lascia pensosi nel confronto con l’altra vita, con l’indifferenza, con le carriere, con le invidie, con le premure delle città, degli ambienti di lavoro, dei gruppi, dei potenti e degli umili”. Famiglie straziate dal dolore hanno scritto pagine di infinita tenerezza. In quei racconti di vita c’è il respiro lieve dell’eternità.
Gli arresti in Francia segnano una tappa importante per la giustizia ma il nostro Paese non può dimenticare che nel buio di quegli anni, mogli, figlie e figli furono lampada ai suoi passi. Lo conferma Stella Tobagi quando nel libro di Moncalvo afferma: “Dobbiamo ricordare quelle parole di Isaia: ‘la tua ferita si rimarginerà presto curando il male degli altri’, accorgendosi del male degli altri, facendo quello che ognuno di noi può per riedificare qualcosa, magari una piccolissima cosa, che però è un modo concreto di agire, un modo per costruire una politica di pace e di umanità per la quale vale la pena spendere sé stessi”.
Ecco l’intelligenza dell’anima che ha guidato i pensieri e la vita di quanti nella tragedia hanno saputo leggere i segni dei tempi e hanno indicato e ancora indicano la strada e la meta. è questa l’intelligenza di cui ha bisogno il nostro Paese per non smarrirsi in un’altra oscurità.
Paolo Bustaffa