Verrebbe da dire che tutto il mondo è paese. Non esistono paradisi esenti da malattie morali quali la cupidigia, gli interessi personali, la corruzione. Ci sono dei Paesi, soprattutto del Nord Europa, che si vantano della loro diversità – la chiamano rigore – nell’affrontare le problematiche legate alla gestione dell’economia e del governo in genere.
Naturalmente sono sempre pronti ad ergersi maestri e a dare lezioni soprattutto ai Paesi del Sud Europa ritenuti pasticcioni, poco avveduti, in balìa di organizzazioni non del tutto trasparenti. Forse sono soltanto più fortunati e più ricchi.
Purtroppo dalle nostre parti non si manca di dare pretesti per giudizi poco lusinghieri. Basta guardare il modo in cui stiamo affrontando la pandemia con le tante criticità messe in bella mostra, basta guardare come si sta muovendo il mondo politico teso a marcare il territorio e a fare della propaganda su ciò che si fa o non si fa in un momento nel quale bisognerebbe veramente “stringersi a coorte” come si canta nell’inno nazionale. Detto questo, però, fa scalpore ciò che sta accadendo in Germania, dove scricchiola fortemente l’idea del bene comune al di sopra di tutto.
Che tutto non fosse a posto se n’era avuto sentore già qualche anno fa, quando Uli Hoeness, presidente del Bayern Monaco, prestigiosa squadra di calcio, era stato condannato a tre anni e sei mesi di carcere. Allora si era scoperto che anche in Germania esisteva l’evasione fiscale (in quel caso si trattava di 27 milioni di euro). Oggi sembra che nella gestione della pandemia non tutto fili liscio. Anche in Germania la Merkel e il ministro della Salute sono sotto accusa per “incapacità organizzativa”, “debolezza del sistema” e caos burocratico nella gestione dei ristori.
È una musica che conosciamo e che pensavamo fosse appannaggio della nostra povera Italia. Ma la storia non finisce qui. Il vice-capogruppo dell’Unione Cdu/Csu, è indagato per corruzione ed evasione fiscale e anche su altri politici si sono aperte inchieste e alcuni deputati dei conservatori tedeschi dell’Unione Cdu-Csu hanno già dato le dimissioni.
Il personaggio più in vista in questa vicenda poco edificante è il ministro della Salute Jens Spahn, che lo scorso anno ha acquistato oltre mezzo milione di mascherine Ffp2 dalla società Burda Gmbh, il cui ufficio di rappresentanza è affidato al marito dello stesso Spahn, Daniel Funke. Per Spahn si configura un evidente conflitto d’interessi. Non è un danno da poco, visto che era considerato uno dei papabili alla successione della Merkel.
Non è il caso di godere del male altrui, ma è bene che qualcuno scenda dal proprio piedistallo. Se un Paese ritiene di essere virtuoso, i suoi cittadini dovrebbero sapere che l’umiltà è una delle virtù fondamentali per instaurare sane relazioni umane e internazionali.
Giovanni Barbieri