Era il febbraio 1991. Nell’agosto 1990 l’Iraq di Saddam Hussein aveva invaso il Kuwait; sei mesi dopo scoppia il conflitto. Le cronache del tempo nelle pagine del Corriere Apuano
Trent’anni fa la I guerra del Golfo contro Saddam Hussein che invade il 2 agosto 1990 il Kuwait ritenendolo parte integrante del territorio iracheno, lo accusa a pretesto di aver estratto petrolio più di quanto stabilito dall’OPEC con drastico crollo del prezzo. La guerra ha mire economiche, inoltre Saddam aspira a controllare il golfo Persico, per questo è detta del Golfo. Si formano due coalizioni, una dell’Occidente, 35 Stati tra cui l’Italia sotto copertura dell’ONU e guidata dagli Stati Uniti, l’altra dei maggiori paesi del Medio Oriente a guida Arabia Saudita.
Tutti, compresa l’URRS, ordinano il ritiro delle truppe dal Kuwait, l’ONU firma l’embargo contro l’esportazione del petrolio iracheno. Inizia l’operazione “Tempesta del deserto” prima aerea poi anche sul campo e si conclude con la resa definitiva di Saddam, che però inspiegabilmente rimane al potere (sarà sconfitto in una II guerra, catturato e impiccato). Richiamiamo come fu seguita dal Corriere Apuano. Il direttore Giulio Armanini definisce l’invasione del Kuwait un fatto criminale, chiede l’impegno dell’ONU e l’attuazione con energia di ogni utile azione, richiama analogie con l’invasione della Polonia nel 1939 e ricorda che prima Saddam era stato utile all’Occidente perché frenava l’integralismo sciita dell’Iran, faceva fare buoni affari nel mercato delle armi e del petrolio. Spera che prevalga il dialogo, in linea con l’appello del papa; la pace nasce dalla conversione personale che deve tradursi nella storia.
Invece ci fu guerra, scaduto l’ultimatun e fallita la missione del segretario ONU; il C.A. ne fa argomento nei numeri da gennaio a marzo 1991. C’è il messaggio del papa Giovanni Paolo II a Saddam contro la guerra, avventura senza ritorno contro la volontà dei popoli che scava abissi di odio, e il vescovo Tommasi lo fa commentare a Massa dal card. Piovanelli e promuove veglie di preghiera.
Antonio Zanni scrive riflessioni etiche e religiose; il cristiano è “costretto” alla pace, essa si gioca nelle coscienze, la guerra è “immorale ma legale”. Richiama il traffico e produzione di armi che passa anche dal golfo della Spezia col suo indotto in Lunigiana in punti strategici, che elenca in dettaglio.
Don Giovanni Barbieri denuncia che tutti i governi da tempo conoscevano il groviglio di difficoltà dei paesi mediorientali senza tentare soluzioni perché gli “affari sono affari”. Non serve generico pacifismo, ma ricerca di autentiche soluzioni di pace nella giustizia.
Antonio Ricci riflette sulla pace, non è assenza di guerra ma pace con Dio e degli uomini fra di loro e con la natura, va alimentata con l’amore e la giustizia e con la preghiera. Parla anche di “guerra delle bugie”: nonostante i nuovi massmedia, non abbiamo avuto una guerra trasparente, le riprese erano sempre un repertorio censurato che sterilizzava o nascondeva i massacri.
La guerra fu sotto l’attenzione dei Consigli comunali: a Pontremoli un o.d.g. chiede alla Comunità europea, al governo italiano e alle Nazioni Unite di lavorare per far cessare la guerra e invita i cittadini a riflettere sul significato profondo della pace. A Fivizzano un super-consiglio dà ampio spazio alla guerra del Golfo e non sono mancate spaccature di partito.
L’on. Nello Balestracci firma un articolo sulla scelta drammatica e difficile del Parlamento di partecipazione dell’Italia alla guerra con impegno di reparti dell’esercito. Certamente la guerra è il fallimento della ragione, un governo a guida democristiana fece una scelta di intervento per ripristinare diritti violati. Molti cattolici hanno vissuto con sofferenza il confronto tra la dimensione morale e quella laica e politica della guerra:la conciliazione non è sempre facile, problema discusso anche a Carrara in conferenza dal teologo don Basilio Petrà e Fabrizio Geloni.
Alla comunità ecclesiale di Pontremoli don G. Borghetti parlò di formazione della coscienza con interventi di don P. Pratolongo e M.Grazia Caldi. Il sindaco E. Ferri “pacifista dichiarato ma interventista di necessità” promosse un dibattito in cui si confrontarono i favorevoli e i contrari. Mediocre la prolusione dello storico Arrigo Petacco, interventista convinto “per impedire un nuovo Hitler-Saddam”. Giuseppe Benelli interventista moderato fece l’equazione tra produrre armi e giustificare la guerra. Sulle posizioni della sinistra parlarono Marco Lelli, Paolo Zammori e Paolo Bissoli che si chiedeva con preoccupata pacatezza chi, dopo Saddam, l’Occidente avrebbe prima armato per poi farlo fuori. Il mondo della scuola visse con molta partecipazione la crisi irachena.
L’UCIIM sollecitò il governo al ripristino della pace. Gli studenti chiesero pace scendendo in piazza organizzati e consapevoli, coinvolti dagli insegnanti, i lunigianesi si concentrarono ad Aulla con convinti pensieri e sentimenti di pace.
Maria Luisa Simoncelli