Elogio della Tentazione

Domenica 21 febbraio – I di Quaresima
(Gen 9,8-15; 1Pt 3,18-22; Mc 1,12-15)

La tentazione descritta nel Vangelo di oggi è un taglio inciso nella carne di Gesù, quaranta giorni non sono segno di ciò che finisce ma di ciò che accompagna tutta la vita. Dal deserto all’orto degli Ulivi. Tentato di credere che il volto di Dio corrisponda a quello descritto e atteso da scribi, farisei, affamati, poveri, ammalati… tentazione di cedere alle richieste senza educare alla libertà. Tentazione di cedere al potere e alla violenza, tentazione di non credere che l’amore di Dio possa arrivare a tanto, possa arrivare al sacrificio, al sangue, alla morte. Tentazione di scendere dalla croce, di inaugurare un nuovo universale diluvio, di tradire l’uomo. Tentazione profonda: quella di aver fallito tutto. Quella di non essere stato capace di essere trasparenza visibile dell’Invisibile. Tentazione di credere che l’amore in fondo sia facile e non faccia soffrire e non preveda le lacrime e sia tranquillo battito d’ali. Tentazione di sentirsi delusi dal volto del Padre, di sentirsi traditi, illusi, usati. Tentazione.
Che la vita non valga la pena d’essere vissuta. Che sia solo il futile teatrino di un dio sadico e annoiato. Fanno male le tentazioni ed è scandaloso e duro pensare che Gesù abbia dimorato in quella lotta. Eppure ne comprendiamo l’urgenza: solo dopo aver fatto i conti con le bestie feroci degli istinti che abitano il nostro cuore noi sapremo davvero cosa significhi Libertà. Libertà è lottare per scegliere, attimo dopo attimo, quale volto di uomo voglio assumere e chiedermi, senza sconti, se è fedele allo sguardo evangelico di Dio. E non disperdersi in tentazioni che abbiano in gioco una portata inferiore, e non chiamare più “tentazioni” quelle che sono solo povere voglie di bambini viziati.
Donaci Signore le nostre tentazioni quotidiane. Quelle che strisciano silenziose come tigri nel cuore. Quelle che ci costringono a lottare contro quelle bestie feroci che possono esplodere come animali selvaggi a urlare la nostra ribellione al mondo, quelle bestiali tentazioni di ribellarci violentemente allo scorrere del tempo, quegli istinti profondi che ci fanno credere che uccidere è meglio che essere uccisi. Donaci Signore le nostre tentazioni quotidiane, quelle che ci fanno lottare contro il Sogno di un mondo nuovo, mondo riconciliato, dove persino le bestie feroci dimorano senza violenza vicino alla fragilità del Creato. Donaci Signore le nostre tentazioni quotidiane, quelle che ci permettono di lottare contro l’idea che Tu sia in quelle angeliche presenze che si abbassano fino a servirci. Idea di un Dio a servizio delle nostre paure, delle nostre manie, delle nostre immaturità. Donaci la forza di lottare Signore contro la tentazione di credere che nel deserto siamo soli, quando invece tu sei al nostro fianco.

don Alessandro Deho’