
Consiglieri comunali e sindaci al voto il 28 marzo per eleggere il nuovo presidente della Provincia

Il prossimo 28 marzo (anche se esiste la possibilità di un nuovo rinvio a settembre-ottobre, data che sembra certa per le amministrative ma resta invece il dubbio per quanto concerne le votazioni provinciali) per la terza volta dopo la riforma Delrio, si eleggeranno il nuovo presidente della Provincia di Massa Carrara e il nuovo consiglio provinciale. I nuovi organi provinciali saranno eletti con alcuni mesi di ritardo, a causa della pandemia che ha indotto il governo a differire la consultazione inizialmente prevista per dicembre scorso. Nessuna chiamata alle urne per la popolazione: si tratta di elezioni di “secondo livello” in cui il corpo elettorale è formato dai sindaci e dai consiglieri comunali dei 17 municipi della provincia apuana: in tutto 244 elettori, chiamati a votare in un’unica sezione elettorale, presso la Sala della Resistenza del Palazzo Ducale di Massa. I candidati alla presidenza dovranno essere individuati tra i sindaci in carica – per questa tornata elettorale anche quelli con un mandato residuo inferiore ai 18 mesi, nonostante il presidente rimarrà in carica 4 anni – mentre i candidati per i 10 posti da consigliere, che siederanno nel “parlamentino” apuano per due anni, dovranno essere almeno consiglieri comunali. Decadendo dalla carica di sindaco o consigliere comunale si decade automaticamente anche dalla rispettiva carica provinciale.

Le peculiarità del nuovo sistema di governo delle province non finiscono qui: all’interno del corpo elettorale chiamato a votare non funziona la regola “una testa, un voto”. Al contrario, il voto di ogni consigliere ha un valore ponderato diverso, a seconda della popolazione complessiva del comune che rappresenta. Cioè un voto di un consigliere di Massa o Carrara, i comuni più grandi della provincia, da solo pesa di più del voto dell’intero consiglio comunale di Comano, il comune più piccolo. Un sistema che avrebbe senso se la Provincia erogasse servizi ai Comuni e non, come in realtà avviene, ai cittadini: istruzione superiore, strade provinciali, competenze ambientali e sulla formazione professionale sono le competenze non trascurabili di un ente che, anello debole dell’assetto costituzionale, ha ingiustamente pagato l’ondata di antipolitica e di qualunquismo inaugurata dal libro “La Casta” dei giornalisti del Corriere della Sera Stella e Rizzo. Un libro, per inciso, che alle province dedicava giusto due sole pagine, per denunciare gli sprechi delle province autonome (di fatto due regioni) di Trento e Bolzano. (Davide Tondani)
Gli scenari del dopo-Conte incombono sulla formazione delle liste
Degli effetti perversi sul nostro territorio di quella che falsamente è stata spacciata come “abolizione delle province” abbiamo già avuto modo di parlare più volte, anche recentemente. Più interessante, quindi, è esaminare le prospettive politiche di una tornata elettorale che, pur sottraendo alla vista e al giudizio dell’opinione pubblica le alchimie della politica locale, rappresenterà un test importante delle evoluzioni politiche recenti a livello territoriale, e non solo. Nel 2018, quando si votò per il solo rinnovo del consiglio provinciale che avrebbe accompagnato il presidente Gianni Lorenzetti per ulteriori due anni, a pesare fu la spaccatura in seno al PD carrarese occorsa l’anno prima, nelle elezioni comunali che consegnarono la giunta al M5S. La lista “Civici e Popolari” di Andrea Vannucci, che alle comunali di Carrara guidò i fuoriusciti dalla coalizione che candidava a sindaco Zanetti portò a casa due consiglieri, imponendosi come ago della bilancia tra i 4 membri eletti dal centrodestra e i 4 del centrosinistra, contribuendo a formare una maggioranza molto precaria a sostegno del presidente Gianni Lorenzetti. Cosa accadrà alle prossime elezioni? Lo scenario nazionale del dopo-Conte, con le crepe interne al PD, la scissione nel M5S e la frattura di entrambi con Italia Viva, potrebbe avere riverberi importanti in questo test che coinvolge oltre venti province italiane. A maggiore ragione in Toscana, dove le fibrillazioni dentro al PD e con IV stanno investendo la giunta regionale di Giani. Se appare abbastanza scontato che la destra (in maggioranza in 6 comuni della provincia, tra cui il capoluogo) si presenterà compatta, è ancora da capire come si muoveranno le altre forze. Per prima cosa, sarà da verificare se il M5S, che ha consiglieri eletti a Massa e Carrara, continuerà a non partecipare alla consultazione in coerenza con la tesi che non si corre per un ente che si vuole abolire e, in questo caso, chi sosterranno – ufficialmente o nel segreto dell’urna – i suoi “grandi elettori”: si tratta di indicazioni importanti anche nella prospettiva del voto carrarese del 2022. Nell’area del centrosinistra (che amministra 9 comuni in Lunigiana e Montignoso) l’incognita, oltre all’alleanza con i grillini, è rappresentata dai rapporti tra PD e Italia Viva: correranno uniti o separati? Entro il termine dell’otto marzo, con la presentazione delle liste e dei candidati a presidente, gran parte di queste domande troverà una risposta. (d.t.)
Approvato il bilancio di previsione 2021-23

Un piano delle opere triennale da 27 milioni di euro. La minoranza si è astenuta. Con il voto favorevole della maggioranza e l’astensione della minoranza il consiglio provinciale ha approvato il bilancio di previsione 2021-2023 della Provincia di Massa-Carrara: il testo licenziato dall’assemblea di Palazzo Ducale prevede un piano delle opere triennale da circa 27 milioni di euro. Nella seduta dell’assemblea hanno votato a favore del parere 12 comuni (Aulla, Bagnone, Carrara, Comano, Filattiera, Fivizzano, Fosdinovo, Montignoso, Mulazzo, Podenzana, Pontremoli, Zeri), 4 le astensioni (Licciana Nardi, Massa,Tresana, Villafranca), assente Casola in Lunigiana.“È un bilancio fatto di luci ed ombre, ma soprattutto ombre – ha detto il presidente della Provincia, Gianni Lorenzetti, illustrando il documento – Scontiamo la mancanza di una ridefinizione delle province a livello nazionale. Grava sui nostri conti ancora in modo pesante il prelievo forzoso da parte dello Stato sulle nostre entrate: anche nei prossimi tre anni sui 16 milioni annui di entrate tributarie provinciali dovremo versarne allo Stato per il contributo alla stabilità finanziaria il 46%, cioè 7 milioni 349 mila euro ogni anno”. Tolte queste somme e aggiunte le altre entrate senza vincolo di destinazione, girate dallo stato come contributo perequativo a seguito di vari provvedimenti, il totale delle entrate a disposizione per le funzioni fondamentali ammonta a poco più di 12 milioni di euro, ancora ben al di sotto dei 16 milioni incassati “Le luci – ha proseguito il presidente – sono date da qualche disponibilità in più rispetto al passato: sulla spesa corrente, tolte le spese incomprimibili, abbiamo come parte discrezionale da spendere 500 mila euro, cioè 200 mila in più dello scorso anno, che destineremo alla manutenzione ordinaria della viabilità, 150 mila euro, e a quella di fabbricati e scuole, 350 mila euro. Anche sul fronte degli investimenti avremo qualcosa in più attraverso i decreti che si sono succeduti nei mesi scorsi: per gli interventi straordinari sulla viabilità avremo 2 milioni e 283 mila euro nel 2021 e 3 milioni 202 mila euro sia nel 2022 che nel 2023. Sono i fondi del ministero delle infrastrutture che ci consentono finalmente di fare una programmazione che è comunque del tutto insufficiente”.