Uno sfregio alla democrazia mai visto prima negli Stati Uniti

Aspre critiche a Trump dall’interno, repubblicani compresi, e dall’estero per l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio

US-POLITICS-ELECTION-TRUMPSembrava la scena di un film di fantapolitica e invece era drammatica realtà: Capitol Hill, sede del Congresso e simbolo della democrazia degli Stati Uniti d’America, veniva invasa da centinaia di personaggi, alcuni inverosimili come Jack lo Sciamano, appartenenti a varie congreghe di suprematisti bianchi, mentre i parlamentari stavano certificando l’elezione di Joe Biden.
Si sapeva che ci sarebbero state tensioni. Da prima delle elezioni, Trump aizzava i suoi dichiarando a più riprese che gli avrebbero scippato la presidenza con manovre truffaldine e dichiarate da Trump illegittime. Si poteva anche immaginare che ci potesse essere anche qualche manifestazione per intralciare la nomina del nuovo presidente. Oggi si cerca di capire e ci si rende conto che in fondo il mandante dell’irruzione è proprio il presidente uscente che rifiuta, come da prassi, di riconoscere la vittoria del rivale e continua ad aizzare i fedelissimi sapendo che non sono tutti pacifisti.
03vignettaTra i sostenitori più accesi di Trump ci sono gli adepti di QAnon, gruppo di estrema destra che sostiene la teoria di un complotto segreto per eliminare Trump dalla presidenza; i Proud Boys, quelli che Trump chiama “patrioti”, organizzazione di stampo neofascista; come pure i Boogaloo, organizzati spesso in forma di milizia armata. A questi movimenti estremisti, che erano sempre stati ai margini della vita politica, Trump ha dato voce e cittadinanza.
Nel primo dibattito televisivo con Biden non aveva voluto prendere le distanze da quei gruppi. Addirittura aveva lanciato un messaggio: “State indietro, state all’erta”, come dire: state pronti a fermare coloro che trufferanno le elezioni. E non si era impegnato a garantire un “pacifico passaggio di consegne” nel caso avesse perso.
Negli Stati della Georgia e del Michigan si sono ricontati a mano i voti delle schede elettorali e nulla di strano è trapelato. Malgrado siano stati respinti i ricorsi delle 30 Corti di Giustizia di altrettanti Stati, malgrado la Corte Suprema avesse bocciato all’unanimità l’ennesima richiesta di frode, Trump ha continuato per la sua strada aizzando gli animi. Lo stesso giorno in cui viene ratificata dal parlamento la vittoria di Biden, poi, Trump tiene un comizio infuocato in cui chiede ai suoi di andare a protestare davanti a Capitol Hil.
Forse neppure lui immaginava una soluzione come quella vista su tutti i monitor del mondo. Ma non si può certo sostenere che la responsabilità di una invasione del genere non sia sua. I cordoni di polizia erano esigui. Ben lontani dalle manifestazioni di forza esibite in altre occasioni. Il presidente è intervenuto dopo ore e sotto sollecitazione aperta di Biden per invitare alla ritirata.
La Guardia Nazionale è stata inviata a ristabilire l’ordine dal vicepresidente Pence, che in qualche modo ha così dovuto superare i confini delle sue competenze. Intanto i democratici stanno valutando seriamente di presentare alla Camera la richiesta di impeachment contro Donald Trump, per aver incoraggiato l’assalto a Capitol Hill, che ha causato cinque morti e diversi feriti.
Il capo di imputazione è incitamento all’insurrezione. La risoluzione, tra l’altro, esplicita che la condotta del 6 gennaio è in linea con i precedenti tentativi di “sovvertire e ostruire la certificazione dei risultati delle elezioni del 2020”. Viene anche citata la telefonata al segretario di stato della Georgia, un repubblicano, per chiedere di “trovare” i voti necessari per consentirgli la vittoria.

Giovanni Barbieri