8 dicembre 1980. A quarant’anni dalla morte di John Lennon, ucciso a New York da uno squilibrato. Era diventato un simbolo della pace, promotore della protesta sociale; celebri quelle contro la guerra nel Vietnam
John Lennon, primo a sinistra, con i Beatles all’arrivo a New York nel 1964
L’8 dicembre 1980 moriva John Lennon, un poeta rock che regalò sogni e speranze ad una generazione. Siamo a New York, nella città simbolo della più grande potenza mondiale, un uomo viene ucciso da un folle, di fronte alla sua abitazione, solo per la sua capacità di aver dato voce ad una generazione. Una morte che ha segnato l’ennesimo colpo d’arresto ad una generazione come quella americana che non ha vissuto le tensioni delle lotte degli anni di piombo come in Italia ma che ha visto strozzare la propria giovinezza ed entusiasmo politico e culturale dalle uccisioni di uomini simboli come John Fitzerald e Robert Kennedy, Martin Luther King.
A volte accade che alcuni personaggi diventino quasi un’anima comune per milioni di persone. E così è stato per John Lennon, che ha rappresentato nella cultura rock la storia più avvincente, più simbolica di quello che è stato uno dei più provocatori e intensi poeti musicali dei nostri tempi. Il baronetto inglese ormai da anni non era più “soltanto” un ex Beatle o una rock star. Era diventato un simbolo della pace, il promotore della protesta sociale riuscendo a mescolare la sua militanza politica al suo ruolo di poeta rock fondendo tutto in un unico atteggiamento provocatorio e destabilizzante.
John Lennon in una foto scattata poco prima della morte avvenuta l’8 dicembre 1980
Celebre la sua protesta contro la guerra in Vietnam con il sit-in bed attuato assieme a Yoko Ono all’Hilton Hotel di Amsterdam: i due, che stavano trascorrendo la loro luna di miele, rimasero a letto un’intera settimana facendosi riprendere da numerosi fotografi e parlando con i giornalisti della pace nel mondo e protestando contro le spese militari. Ma Lennon era, soprattutto, un musicista dalla grande ispirazione e capace di invenzioni poetiche suggestive.
Tutto nasce da quell’incontro (in cui le muse non possono non aver messo in qualche modo il loro zampino) con Paul McCartney che darà vita ai Beatles: il più potente e grandioso fenomeno musicale popolare del ‘900. E Lennon era l’anima inquieta, sovversiva, surreale dei Beatles. Già nei primi lavori se ne avverte tutta la voglia di sovvertire i canoni della musica leggera, ma è a partire dal disco “Rubber soul” che ha rivoluzionato (sempre con il fondamentale contributo della parte più melodica ma anche musicalmente più dotata di McCartney) tutto quello che fino a quel momento riguardava la musica popolare. Mai nessun altro ha abbinato in modo così geniale la qualità, l’innovazione, e la massima diffusione commerciale.
Interpreti della voglia di cambiamento
degli anni Sessanta
La protesta contro la guerra in Vietnam con il sit-in bed assieme a Yoko Ono
Chi erano mai questi Beatles?” Cantavano gli Stadio, ma forse bisognerebbe completare con “che cosa sono stati, che cosa hanno rappresentato” per la musica e non soltanto. Loro, i quattro di Liverpool, non hanno avuto rivali. Fin dai primi anni Sessanta, i quattro che cantavano e suonavano tutti e si scrivevano le canzoni inanellando un successo dopo l’altro, furono la vera novità, tanto che ben presto si parlò di ‘beatlesmania’. Gli effetti di questa “febbre” furono innumerevoli.
Basti pensare ad esempio al tour americano del 1964, che spinse numerosi giovani a dar vita a gruppi musicali e così, in breve tempo, in tutto il mondo. Sarà così per tanti anni e fino agli anni Settanta, quando il progressive imboccherà una strada diversa che non potrà comunque ignorare la lezione di Lennon e compagni. Come nuovi Re Mida hanno trasformato tutto in oro, prima di tutto per loro stessi. Ma hanno fatto anche la fortuna di molti: produttori discografici (25 milioni di dischi venduti negli Usa in dieci mesi, 80 milioni in due anni nel mondo) e cinematografici, stilisti, editori, giornalisti… In sostanza influenzarono la cultura di quei tormentati anni Sessanta, anche incrociando idee e aspirazioni di un mondo giovanile in fermento. Chi fossero davvero i Beatles forse non lo sapremo mai. Dopo lo scioglimento, avvenuto nel 1970, ciascuno di essi dimostrò di avere ancora tanto da esprimere in musica e chissà che cosa sarebbe successo se la malattia e un pazzo non si fossero portati via George Harrison e John Lennon.
Fabrizio Rosi
I Beatles diventano il simbolo della definitiva trasformazione in arte della musica leggera, dimostrando che la grande vendita di un prodotto poteva non essere antitetica alla qualità artistica.
Dopo lo scioglimento dei “Fab Four”, Lennon accentua in modo radicale il suo temperamento anarchico, rivoluzionario. Realizza dischi impossibili (con rumori, grida ed effetti elettronici) con Yoko Ono che la Emi rifiuta di pubblicare. Ma ci sono anche dischi in cui Lennon fa un passo indietro e ritorna al suo mondo, quello della canzone e ne vengono fuori alcune straordinarie perle (“Imagine”, “Woman” “Give peace a change”). Suoni leggeri, morbidi, quasi spettrali, opere in cui la classe e l’amore per la musica escono prepotentemente. Dopo qualche anno di silenzio Lennon tornerà a pubblicare un disco doppio proprio pochi mesi prima della morte; il suo ultimo fiore di pace e amore regalato al mondo.