
A Pontremoli vennero sciolti otto circoli e sequestrati numeri del Corriere Apuano
Attingendo ad una puntuale ricerca fatta anni fa da una brava allieva del Liceo delle scienze umane “A. Malaspina” ricostruiamo aspetti in ambito locale del contrasto tra Stato fascista e l’associazionismo, in particolare della Azione Cattolica. Fonti furono la testimonianza diretta del prof. Orlando Lecchini e documenti consultati dell’Archivio di Stato e della Questura di Massa.
In termini strettamente giuridici l’ultima impronta di Stato liberale fu eliminata nel 1929 con lo scioglimento della Camera dei deputali eletti nel 1924, ma nella sostanza il regime autoritario che eliminò la pluralità dei partiti, le libertà personali, di stampa, di associazione si era già consolidato anni prima.
Nelle elezioni del 1924 i fascisti vinsero con brogli, denunciati dal socialista Giacomo Matteotti e per questo assassinato; anche a Pontremoli la vittoria fu dei fascisti con 1758 voti e solo 322 al partito Popolare, che presto sarà espulso dalla Camera insieme a tutti i partiti dell’Aventino. In Lunigiana si sciolsero le sue sezioni e all’antifascismo cattolico fu tolta la possibilità di organizzare attività di partito e sindacale. Solo a livello individuale poteva manifestarsi l’antifascismo.
I circoli dell’Azione Cattolica chiusi nel pontremolese
Un documento di sintesi firmato dal Commissario di Pubblica Sicurezza Saverio Dadduzio riporta l’elenco degli otto Circoli giovanili che erano stati chiusi già nel 1928 nel Comune di Pontremoli: circolo femminile G. D’Arco” in via Garibaldi, i circoli “Giosuè Borsi”, di S.Pietro, Vignola (con parola irriverente definito “vinicolo”) e Casa Corvi, Traverde, Valdantena, Gravagna S.Rocco, Cavezzana D’Antena, Montelungo ; a Baselica di Guinadi don Pio Pizzanelli aveva nascosto bandiera ed elenchi, ne scaturì una tensione che risolse il vescovo Sismondo a difesa del giovane parroco.
Sono vicende dalle quali emerge che anche in un piccolo contesto locale c’erano vivacità, impegno religioso e civile e stimoli di cultura e di coscienza per preparare il ritorno alla libertà e per costruire la democrazia.
Il regime fascista contrastò in tre momenti il mondo cattolico: con l’Opera Nazionale Balilla che nasce nel 1926 per monopolizzare l’educazione fisica e morale dei giovani; nel 1928 viene vietata qualsiasi organizzazione che non faccia capo all’ONB; nel 1912 è soppresso lo scoutismo. In tutte le diocesi si guarda con sospetto l’attività del clero a favore della gioventù: si vogliono gli elenchi degli iscritti e gli statuti delle Associazioni maschili e femminili. Ma erano in corso le trattative per il Concordato, papa Pio XI minacciò la rottura e Mussolini attenuò le norme del 1928 vietando solo le Associazioni a carattere fisico e semimilitare, vale a dire gli Esploratori cattolici, lasciando libere tutte quelle con finalità religiose e facenti capo all’Azione Cattolica.
Le tensioni rimanevano tutte: l’opuscolo “Stato fascista, Chiesa e Scuola” edito da Libreria del Littorio minacciava offensiva contro le “pretese clericali di predominio e monopolio nella scuola e nell’educazione”. Il Corriere Apuano, sempre attento ad informare e a giudicare gli eventi, nel gennaio 1930 condannò senza mezzi termini l’opuscolo e diede la notizia quando fu messo all’Indice dal Sant’Uffizio. Un forte contrasto si manifestava appena due anni dopo il Concordato che all’art. 43 del trattato conferma che “lo Stato italiano riconosce le organizzazioni dipendenti dall’Azione Cattolica per la diffusione e l’attuazione dei principi cattolici”, assolutamente al di fuori e al di sopra di ogni partito politico.
Il mese di maggio 1931 fu caratterizzato da un’intensa polemica giornalistica fra stampa cattolica e fascista. Il C.A. pubblicò un articolo di forte protesta contro le ingiurie fasciste verso i dirigenti dell’Azione Cattolica. Aumentavano le violenze e devastazioni di sedi cattoliche, per tutte citiamo quella di Pognana di Fivizzano.
Il 19 marzo 1931 iniziò l’offensiva fascista contro l’A. C. e il 2 giugno ne fu decretato lo scioglimento. Nello stesso giorno il papa emanò l’Enciclica “Non abbiamo bisogno” in difesa dell’Azione Cattolica a cui si voleva strappare tutta la gioventù e inviò una lettera di protesta contro le violenze scatenate “in ossequio ad ordini del governo”, riportata dal C.A. insieme al testo del telegramma di solidarietà inviato da mons. Sismondo al papa, che rispose con gratitudine. Quel numero fu sequestrato forse perché il nostro settimanale era ritenuto effettivamente influente nel mondo cattolico lunigianese e organo di chiaro sostegno dei diritti della Chiesa nella educazione dei giovani e quindi di intralcio agli obiettivi del regime.
A settembre le posizioni si conciliarono con un accordo che dava all’Azione Cattolica riconoscimento sotto diretta dipendenza dai vescovi, senza una propria bandiera poteva esporre solo la bandiera nazionale e poteva svolgere solo attività educativa con finalità religiose.
Maria Luisa Simoncelli