Tempo al tempo

Domenica 8 novembre – XXXII del Tempo Ordinario
(Sap 6,12-16;   1Ts 4,13-18;   Mt 25,1-13)

42vangeloEscono i cuori vergini ed affamati di vita. E sono luminosi. Basta uscire, basta non nascondersi, basta accettare il rischio e la nostra storia diviene splendido faro a scrivere sulla tela compatta del cielo notturno. E la notte non è più notte. Perché dieci fiaccole sono stelle comete che indicano speranza. Perché un cuore coraggioso e innamorato è il firmamento che apre gli occhi. Essere stelle, essere cuori in cammino.
I dieci cuori camminano, però l’entusiasmo lascia in fretta lo spazio all’assopimento, che non è dormire ma socchiudere gli occhi, è rendersi conto che la vita non è come l’abbiamo sperata, è rendersi conto che il tempo vuole tempo, ed altro tempo ancora. Che l’amore ha un passo che non possiamo comandare. E si addormentano, tutte. La notte sembra aver vinto. Dormono le vergini stolte, dormono le vergini sagge, dorme la luce in una notte che è tornata ad essere solo notte. Ma c’è una differenza. Fondamentale. Le stolte dormono e dimenticano la luce. Le sagge dormono, ma sanno che ci sarà il momento per la luce. La differenza, l’unica differenza, è in una scorta d’olio in piccoli vasi. Piccoli vasi a dire che lo sposo arriverà, non si sa quando, ma sicuramente arriverà. Piccoli vasi a segnare la speranza, piccoli vasi a dare tempo al tempo. Questo il cuore: dare tempo al tempo. Che significa dare tempo al fratello che ho accanto perché possa trovare finalmente la verità di se stesso e di ogni uomo. Dare tempo al tempo è non cedere a chi crede che nel presente tutto è compromesso, è dare fiducia ai “tempi moderni” e credere che lo Sposo non si è dimenticato di noi che stiamo, in attesa, nel ventre oscuro del buio. Dare tempo al tempo è anche darsi tempo, perché possiamo cambiare, perché possiamo convertirci, perché possiamo incarnare davvero lo stile di Cristo. Dare tempo al tempo è azione divina, si chiama pazienza e misericordia, ed è questo a renderci saggi.
L’olio dei piccoli vasi sono tutti i gesti di cura seminati nella mia vita, è quando ho accolto le lentezze del fratello, è quando mi sono perdonato peccati feroci e tradimenti inaspettati. è quando non ho mai forzato la libertà altrui per piegarla alle mie aspettative. Questa è saggezza, questo è l’olio. è imparare dalle stagioni, dai movimenti del sole e della luna, dalla pazienza degli alberi e dal moto continuo delle traiettorie celesti. è soprattutto imparare da Dio, lo sposo che mi attende, che mi attende sempre, nonostante le mie incapacità, nonostante gli errori che farò e che Lui mi dirà non essere mai definitivi. Il peccato non è mai definitivo. Ecco che la vita diventa possibilità di imparare la saggezza. Che dentro le rughe del tempo che passa possa depositarsi l’olio della misericordia e della pazienza. Poi la porta si chiuderà alle nostre spalle, oppure davanti ai nostri occhi, e la verginità si trasformerà in fecondità oppure si degraderà a sterilità.

don Alessandro Deho’