Tra tensioni e delusioni è stata varata la Giunta di Eugenio Giani

Una giunta più politica che tecnica, è quella chiamata ad amministrare la Toscana nei prossimi 5 anni. Al termine di giornate convulse, di due consigli regionali e delle comprensibili proteste della minoranza per la situazione che si era creata, Giani ha presentato una “squadra” nella cui composizione hanno prevalso gli equilibri politici, con la grande vittoria di Italia Viva che, nonostante il suo peso elettorale trascurabile porta a casa per Stefania Saccardi la vicepresidenza della Regione e l’assessorato all’agricoltura, che gestisce ogni anno milioni di fondi europei. Il peso elettorale (voti e preferenze) ha pesato molto meno, la rappresentanza territoriale pochissimo, le competenze tecniche, che a livello amministrativo hanno una rilevanza non trascurabile, non sono state assolutamente prese in considerazione.

Gli assessori che compongo la giunta della Regione Toscana
Gli assessori che compongo la giunta della Regione Toscana

Chi sono i nuovi assessori? Di Stefania Saccardi, fiorentina di Campi di Bisenzio, Italia Viva, assessore alla sanità uscente, già vicepresidente della Regione dal 2013 al 2015, abbiamo già detto: ricoprirà le deleghe all’agro-alimentare e alla caccia e pesca. Sei assessorati vanno ai democratici.

L’assessorato alla sanità va a Simone Bezzini, ex D.S., senese di Colle val d’Elsa, classe 1969, già presidente della Provincia dal 2009 al 2015.

Leonardo Marras, grossetano, 47 anni, già sindaco di Roccastrada e presidente della provincia, sarà titolare delle deleghe a attività produttive, politiche del credito e turismo.

Alessandra Nardini, 32 anni, pisana di Capannoli, già presidente dei Giovani Democratici della Toscana, e membro della Direzione nazionale del Partito Democratico, consigliere regionale dal 2015, assume l’assessorato a istruzione, formazione professionale, università e ricerca, impiego, relazioni internazionali e politiche di genere.

Stefano Baccelli, classe 1965, di Lucca, dove è stato presidente della Provincia dal 2006 al 2015, proveniente dalla Margherita, consigliere regionale dal 2015, si occuperà di infrastrutture, trasporti, governo del territorio.

Stefano Ciuoffo, 70 anni, pratese, anch’esso confluito nel PD dalla Margherita, già assessore della precedente legislatura, ha avuto l’assessorato a semplificazione, informatica, rapporti con gli enti locali e sicurezza.

Monia Monni chiude la lista degli assessori democratici: classe 1975, già assessore nella sua Campi Bisenzio, dal 2013 al 2015 ha fatto parte del Consiglio d’amministrazione di Publiacqua S.p.A., la municipalizzata delle acque fiorentina, e dal 2015 è in consiglio regionale.

Si occuperà di ambiente, difesa del suolo, lavori pubblici e Protezione Civile. In quota Leu (che si presentava alle regionali con la lista Sinistra Civica Ecologista) è infine Serena Spinelli, classe 1973, è l’unica che nel suo curriculum sul sito della Regione indica una professione: medico pediatra al Meyer di Firenze. Già assessore nei primi anni duemila a Fiesole, assume le deleghe a Politiche sociali, edilizia residenziale pubblica e cooperazione internazionale.

(Davide Tondani)

Non sono state mantenute le promesse della vigilia di una giunta che rappresentasse l’intera Regione
Giani si è fermato a EmpoliGli assessori che compongo la giunta della Regione Toscana

Foto di gruppo della giunta Giani
Foto di gruppo della giunta regionale

Se dai tempi e dai modi della formazione della giunta regionale toscana si dovessero trarre auspici sulla legislatura appena cominciata, non ci sarebbe molto da essere ottimisti. Il neopresidente Giani ha fatto slittare di ore la seduta inaugurale del consiglio regionale, ha annunciato i nomi di 7 assessori su 8 – chiudendo l’ottava casella soltanto due giorni dopo – e senza assegnare le deleghe, successivamente definite. Eppure gli equilibri toscani sembravano chiari: il Partito Democratico, forte di 22 consiglieri su 40, poteva formare una giunta monocolore o impostare su questo rapporto di forze la trattativa con Italia Viva (2 consiglieri). Al contrario, Eugenio Giani, dopo avere dimostrato in campagna elettorale uno scarso carisma, non è stato in grado o non ha voluto imporre una linea autonoma, che lo svincolasse dalle guerre correntizie dei democratici e dall’ipoteca di Renzi, colui che ha imposto ad una coalizione dubbiosa la candidatura di Giani, figlia delle relazioni tra i due, consolidatesi nelle stanze del potere fiorentino, e dell’accondiscendenza del neopresidente della Regione nei confronti dell’ex sindaco, anche dopo la scissione di Italia Viva. La moltiplicazione degli incarichi – Giani ha annunciato una legge per la nomina di un nono assessore e di un sottosegretario alla presidenza, oltre ad avere istituito la figura dei “consiglieri delegati” – promessa per placare gli animi degli scontenti e chiudere le schermaglie andate in scena mentre l’emergenza sanitaria richiedeva la massima operatività a tutti i livelli, è indicativa di una pagina di politica che pensavamo relegata ad un passato lontano, antecedente all’elezione diretta dei presidenti di regione e all’attribuzione a quest’ultimi di ampi poteri, ma di cui Giani – forte di una carriera politica trentennale cominciata nei socialisti e sopravvissuta a tanti cambiamenti – sembra riproporre le prassi. Nella complessa operazione di cesellatura degli equilibri politici a saltare è stata la distribuzione territoriale degli incarichi. In particolare, ne è uscita malconcia la provincia di Massa Carrara, già penalizzata da un’astrusa legge elettorale che assegna alla provincia apuana un solo consigliere, quando in rapporto agli abitanti le spetterebbero almeno due dei 40 membri del parlamentino regionale. È infatti sfumato, ancora una volta, un assessorato per il nostro territorio (logicamente atteso per il riconfermato consigliere Giacomo Bugliani), nonostante le pubbliche promesse dello stesso Giani. Mentre Firenze ha fatto il pieno (presidente della regione e 3 assessori, tra cui il vicepresidente) e le province di Prato, Grosseto, Lucca, Siena e Pisa saranno rappresentate in giunta da un assessore ciascuno, sono rimaste escluse dalla giunta, oltre a Massa Carrara, le province di Pistoia, Arezzo e Livorno. Ma mentre queste ultime erano presenti nella giunta di Enrico Rossi, la provincia apuana non ha rappresentanti in giunta dai tempi di Fabrizio Geloni, in giunta tra il 1995 e il 2000 con Vannino Chiti: un segno di scarsa attenzione proprio all’indomani di un voto che indica – ne abbiamo scritto due settimane fa – l’urgenza per il centrosinistra di recuperare consensi nelle aree marginali e maggiormente in sofferenza della regione, come quella apuana-lunigianese. Sarà il tempo a dire se questa attenzione maturerà indipendentemente dalla residenza degli assessori, ma per ora la “Toscana diffusa” promessa dal nuovo presidente è andata poco lontana da Firenze. Giocando con il titolo di un libro famoso, verrebbe da dire che Giani si è fermato a Empoli. (d.t.)