
Alta l’affluenza al referendum di domenica: il 78% dei votanti ha optato per il ‘sì’
Il Cile avrà una nuova Costituzione e a redigerla sarà una “convenzione” formata per intero da membri eletti direttamente. È questo il risultato del referendum di per la riforma della Carta fondamentale del 1980, concepita ed entrata in vigore nel pieno del più che ventennale regime di Augusto Pinochet.
Stando ai dati diffusi dal servizio elettorale con circa il 99 per cento dei voti scrutinati, i cittadini che si sono recati alle urne domenica scorsa sono stati 7.459.388: si tratta della più alta partecipazione a un voto dal 1989, anno nel quale il Cile ha fatto ritorno alla democrazia. Circa il 78% dei votanti ha espresso il proprio parere favorevole ad avere una nuova Costituzione.
Ancora superiore (79%) la percentuale di votanti che ha indicato come organo incaricato di redigerla una “convenzione costituzionale” composta al cento per cento da membri eletti direttamente. L’altra opzione implicava invece la creazione di una “convenzione mista”, formata per metà da eletti direttamente e per metà da deputati dell’attuale parlamento.
La richiesta di modificare la Costituzione è stata una delle istanze chiave di oltre un anno di mobilitazione popolare in Cile, segnato anche da violenze, scontri e abusi da parte delle forze dell’ordine. Secondo fonti della polizia, però, il voto si è svolto in modo per lo più pacifico.
Il presidente Sebastiano Pinera, uno dei principali sconfitti del referendum, ha riconosciuto l’esito del voto. Nel corso di una conferenza stampa, il capo di Stato ha definito il referendum “un trionfo per i cileni che amano la pace, la democrazia e l’unità”. Nella capitale Santiago, per festeggiare l’esito del referendum, decine di migliaia di sostenitori della riforma della Costituzione si sono recati nella centrale Piazza Italia.
Il deputato di Accion Humanista Tomas Hirsch, 64 anni, due volte candidato alla presidenza, nel 1999 e nel 2005, ha dichiarato all’agenzia Dire che il referendum non è “un regalo dell’élite” ma il “frutto di una mobilitazione sociale”, che dovrà “mantenersi viva sempre, durante tutto il processo di redazione della Costituzione che seguirà”.
L’intervista si è svolta poco dopo il 18 ottobre, primo anniversario della mobilitazione popolare contro l’aumento del costo della metro di Santiago, dalla quale è poi emersa la richiesta del referendum. Il deputato è noto per la sua linea contro la Carta fondamentale dei tempi della dittatura e a suo avviso una nuova Costituzione è “catalizzatore di tutte le energie diverse che hanno animato l’anno e i protagonisti della protesta”. Ne deriverà “un profondo processo”, che potrebbe culminare “nel taglio del cordone ombelicale con la dittatura”.
Accanto a grandi aspettative, però, c’è anche un po’ di delusione perché “si ha l’impressione che un anno di lotte non abbia prodotto modifiche strutturali a livello sociale ed economico”.