L’universo noir: “Terra di sangue”

38libroStabilito ormai definitivamente che il noir non è più soltanto un genere ma va seguito stabilmente con giusta attenzione all’interno della narrativa tout court, si deve anche considerare che non è neanche riducibile, come si faceva un tempo, a posizioni geografiche. Quindi anche se questi sono i giorni in cui, tanto per dire, escono autori consolidati come Connelly, Ellroy, Crais, Winslow, Cammilleri e addirittura fanno il loro esordio in questa tradizione autori del calibro di Javier Cercas e Paolo Nori, questa volta si potrebbe andare alla ricerca di qualche esempio forse apparentemente stravagante se non un po’ fuori dalle rotte abituali.
Il Sudafrica ci ha già mostrato da tempo, tra gli altri, un grande come Deon Mayer ed oggi ci propone il non fresco di giornata ma del tutto reperibile “Terra di sangue” di Karin Brynard (Edizioni E/O pagg. 539, euro 19, traduzione dall’inglese di Silvia Montis dopo la prima stesura in afrikaaner).
Scrittrice e giornalista politica sudafricana, Brynard ambienta la storia in una fattoria di Huilwater, ai confini del deserto in Sudafrica, dove una donna bianca e la piccola figlia adottiva vengono ritrovate atrocemente massacrate. Il responsabile della polizia locale, Beeslar, proveniente in una sorta di esilio/punizione da Johannesburg con un passato misterioso quanto tormentato, si trova nell’immediato travolto da quello che apparentemente si mostra un omicidio occasionale a scopo di furto, ma si rivela intrecciato a ben altre possibilità.
Potrebbe essere un ritorno alle efferatezze dei numerosi “assalti alle fattorie” verificatesi in Sudafrica all’indomani della fine dell’apartheid, ma i misteri ed i moventi si moltiplicano: dalla comparsa di strani rituali riconducibili a riti vudù, allo strano rapporto della vittima con le tribù del posto (griqua e boscimani soprattutto). Anche la sorella della vittima, giunta sul posto dopo una lunga assenza e non in buoni rapporti con l’uccisa è dello stesso parere, mentre intorno alla piccola cittadina si continuano a perpetrare furti di bestiame ed entrano in campo anche altri personaggi coinvolti con sviluppi edilizi dai contorni poco chiari.
Il tutto provoca parecchio subbuglio anche perché le indagini sono accompagnate da ulteriori episodi di violenza che, passati dalla cronaca locale a quella nazionale, assumono il carattere di un problema in cui entrano in gioco possibili tracce di compromissioni politiche e sociali con tanto di inevitabili risvolti economici di grande possibile impatto.
Quella che appariva come una pacifica comunità ai confini col Kalahari si rivela una cartina di tornasole per il mai sopito razzismo; il passato coloniale e le ferite dell’aparthaid aggiungono carburante di pericolosa efficacia.
Non è un romanzo storico ma la perfetta e concisa parte dedicata alla situazione ambientale nulla toglie ad una trama avvincente in cui la costruzione degli eventi, la caratterizzazione dei personaggi e tutto il plot narrativo sono di grande efficacia e coinvolgimento e la ricchezza dei temi raggiunge effetti di grande efficacia.

Ariodante Roberto Petacco