
Secondo un primo bilancio, ancora da confermare, dovrebbero essere di qualità anche se in numero minore

Se da un lato, l’autunno porta un po’ di malinconia per le giornate corte, le mattinate nebbiose, le serate fresche … da un altro è molto atteso per quelli che possiamo davvero definire i tesori dell’orto, del frutteto, del vigneto, dell’oliveto. Infatti l’autunno, accanto ai colori e alle infinite sfumature che suscitano vere emozioni, regala frutti in abbondanza “toccasana” per la nostra salute. Tra i simboli dell’Italia, l’olio d’oliva e l’albero che ne consente la produzione sono sicuramente fra i primi. In verità la pianta originaria non nacque né in Italia, né in Grecia, bensì nel vicino Oriente, corrispondente all’odierna Turchia. L’olivo è il primo albero coltivato dall’uomo, oltre sei mila anni fa ed il commercio di Greci, Etruschi, Fenici, ne ha garantito la diffusione in tutti i paesi del Mediterraneo. Fu, però, l’Impero romano a promuovere e ad incentivarne la coltura. Dopo un lungo periodo di pausa, fu la crescita culturale del Risorgimento a far tornare l’olio sulle tavole. Da allora non c’è casa mediterranea che non lo usi. Tantissime le varietà dell’ulivo selezionate dagli esperti per meglio individuare le caratteristiche relative alla resistenza alle malattie e alle avversità climatiche. La più diffusa da noi è il Leccino, unitamente a Frantoio, Moraiolo, Moresco …
Quest’anno gli uliveti della Lunigiana godono buona salute. Fortunatamente, quasi totalmente assente, almeno negli uliveti che abbiamo visitato, la mosca olearia. Un insetto la cui larva è una terribile minatrice della drupa dell’ulivo, avversità chiave del raccolto. Gli olivicoltori, incontrati a Vico, Mochignano, Treschietto ci hanno riferito che la quantità, nel corrente anno, è inferiore rispetto al trend tradizionale, ma decisamente superiore la qualità. Tangibile la soddisfazione. Le olive, infatti, si mostrano belle, lucide e sane atte ad ottenere ottimo prodotto da non lasciarsi sfuggire. Il lavoro è faticoso, è vero, ma il compenso è buono. Per la raccolta si parte dai primi giorni di novembre prolungandosi fino a gennaio. Da noi non serve manodopera straniera però le grandi Aziende toscane hanno bisogno di personale. Secondo Coldiretti, nella nostra Regione, sono tantissimi i posti di lavoro disponibili, per un guadagno che può arrivare fino a 2.500 euro (per giorni lavorativi che oscillano dai 20 ai 40) . Si cercano, in primis, addetti ai lavori agricoli, in codesto periodo, specificatamente personale per la raccolta olive, ma non mancano opportunità per blogger e responsabili marketing. Tutte le spiegazioni, inerenti al caso, si trovano sui siti predisposti ad hoc, fra cui “Job in Country”, ossia la piattaforma di intermediazione della manodopera di Coldiretti, autorizzata dal Ministero del Lavoro. In momenti difficili come quelli che stiamo vivendo, le offerte lavorative vanno vagliate e accolte. In quanto fonte di reddito da tenere in considerazione, specialmente per i giovani disoccupati.
Ivana Fornesi