Carrara: il terremoto del 1920, i danni, la solidarietà

L’azione del sindaco Edgardo Lami Starnuti nel libro di Pierpaolo Ianni edito nel centenario del tragico evento

Edgardo Lami Starnuti (1887-1968)
Edgardo Lami Starnuti (1887-1968)

Il terremoto che il 7 settembre provocò la distruzione di interi paesi tra Lunigiana e Garfagnana con un tragico bilancio di morti, colpì duramente un ampio territorio a ridosso dell’epicentro e la città di maggiori dimensioni che ebbe gravi conseguenze dalla scossa fu senza dubbio Carrara. Ne parla Pierpaolo Ianni, giovane ricercatore, nel libro “Carrara e il grande terremoto del 1920. Amministrare una comunità nell’emergenza” appena edito dall’Istituto Storico della Resistenza Apuana e che sarà presentato nell’aula magna dell’Accademia lunedì pomeriggio, nel giorno dell’anniversario del sisma.
L’autore descrive quanto accadde nella città del marmo attraverso l’attività e le iniziative del sindaco, quel Edgardo Lami Starnuti che sarebbe poi stato perseguitato dal fascismo e, a guerra finita, padre costituente. Una scelta felice, perché il giovane primo cittadino di Carrara profuse un impegno non comune e non scontato, visto che si prodigò non solo per i propri cittadini, ma mise in atto azioni concrete anche a favore dei terremotati dei Comuni di Fivizzano e di Casola.
Un’emergenza di difficile gestione non solo per quel che riguarda gli aiuti alle popolazioni colpite, ma anche per le gravi conseguenze che ebbe in un territorio già provato: non erano ancora trascorsi due anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale, i giovani della provincia apuana che non erano tornati dal fronte erano migliaia, gli invalidi altrettanti, durissima la crisi economica. Senza dimenticare l’epidemia di febbre “spagnola” che si era appena conclusa.
Nella collettività era ancora forte l’eco dei terremoti che negli anni precedenti avevano colpito altre aree d’Italia – quelli di Reggio Calabria e Messina del 1908 e della Marsica del 1915 – e che non avevano trovato una adeguata risposta nei governi centrali per quel che riguarda sia la gestione dell’emergenza sia della ricostruzione. Così anche nel terremoto del 1920 i primi interventi di soccorso furono quelli dei volontari e delle loro associazioni, poi la Croce Rossa e i soldati che l’esercito avrebbe inviato nei giorni immediatamente successivi all’evento.
A Carrara il bilancio delle vittime fu contenuto: la scossa avvertita distintamente il giorno precedente aveva spinto gran parte della popolazione a rimanere all’aperto. Ma quella del 7 settembre sconquassò la montagna e con essa le cave di marmo: due operai furono sepolti dai massi precipitati a valle, mentre a Marina di Carrara due donne rimasero uccise nel crollo del soffitto della chiesa parrocchiale durante la celebrazione della S. Messa.
Pierpaolo Ianni ci guida dunque in un interessante percorso di conoscenza, compresa quella dei provvedimenti nazionali e del dibattito parlamentare delle prime ore e dei giorni seguenti: il 23 settembre viene approvato il primo decreto legge per i lavori di urgenza e la realizzazione dei ricoveri, provvisori e stabili, per gli sfollati. Vengono anche decise agevolazioni per le riparazioni degli edifici pubblici e privati. Ma sono quelli adottati dal sindaco Lami Starnuti ad essere tempestivi e più vicini non solo alla popolazione da lui amministrata ma anche a quelle dei territori vicini: già il giorno stesso del terremoto camion di viveri, medicinali e materiali vari partono alla volta di Fivizzano e Casola.

(p. biss)