
Inaugurato nel 1920, danneggiato dalle bombe nel 1944 fu demolito nel 1946. Resta solo l’ara centrale
Parma e Verdi, un legame forte, destinato a durare nel tempo, ancora oggi carico di energie positive che sembrano davvero inesauribili. Minor fortuna hanno avuto alcune delle iniziative che la città ducale ha realizzato nei decenni nel nome di quel figlio di Busseto celeberrimo in tutto il mondo. Un posto particolare in questo panorama merita il grande monumento inaugurato proprio cento anni, il 22 febbraio 1920, deciso in occasione del primo centenario della nascita del Maestro.
Nel 1913, infatti, era stata affidato a Lamberto Cusani l’incarico per il monumento a Verdi. Nato a Parma nel 1877, Cusani era un architetto di grido, che in quei primi anni del Novecento firmò numerosi progetti in tutta la provincia e nei territori limitrofi (tra questi anche le chiese al Passo della Cisa e a Bratto).

Per “il cigno di Busseto” Cusani pensò ad un grande edificio che potesse rivaleggiare per dimensioni con il palazzo della Pilotta: a forma di emiciclo con al centro un’ara in granito con altorilievi in bronzo sarebbe sorto nell’ampio spazio antistante la piazza della stazione, dove oggi inizia, appunto, via Verdi.
L’opera fu inaugurata all’inizio del 1920: un grande arco trionfale dominava la parte centrale e da esso partivano due bracci porticati semicircolari con ventotto statue di personaggi delle opere del Maestro.
Al centro dello spazio che si veniva così a delimitare sorgeva l’ara con gli altorilievi in bronzo opera di Ettore Ximenes. Il più grande celebra Verdi ponendolo al centro, circondato dalle Muse; altri tre, sulla parte posteriore, sono dedicati al contributo offerto al Risorgimento.

Lo scultore, infatti, vi ha rappresentato l’annessione al Regno d’Italia da parte delle Province Parmensi, l’accoglienza tributata da Torino a Verdi che reca al Re l’esito del Plebiscito e la scena della consegna stessa. Quest’ara, oggi ricollocata in Piazza della Pace nei pressi della Pilotta, è tutto quello che resta del grande monumento, colpito dai bombardamenti sulla città della primavera 1944.
In realtà i danni arrecati dalle bombe sganciate dagli alleati non erano così gravi da obbligare alla demolizione dell’opera. Anzi. Ma così venne deciso in quel clima di ricostruzione e sviluppo del centro di Parma che portò a importanti modifiche (e anche stravolgimenti…) di parte del tessuto urbano con la demolizione di palazzi e la realizzazione di nuove strade.
Oltre all’ara, del monumento sono sopravvissute alla distruzione alcune delle statue conservate all’interno del teatro Arena del Sole a Roccabianca.
(p. biss.)