Si compone di tre nuclei principali: Pieve, Foce e Borgo. Quest’ultimo sorge su un promontorio a 400 metri di altitudine nell’alta valle del torrente Geriola, ma dopo la Foce il territorio si affaccia sulla valle del Canosilla. La Pieve è citata già in un documento del 998.
Dominate dall’alta torre circolare, le case di Borgo di Castevoli si stringono attorno alla mole del castello: da qui si gode una ampia vista panoramica della Lunigiana centro settentrionale e si apprezza la straordinaria barriera naturale dell’Appennino che si vede degradare dai quasi 1.900 metri del crinale al fondovalle della Magra. Con le “ville” di Foce e di Pieve, Borgo è una delle tre comunità principali che costituiscono il territorio di Castevoli, la porzione più meridionale del mulazzese quasi sul confine con il Comune di Tresana.
Dal XIII secolo il castello di Borgo è appartenuto a lungo ai Malaspina dello Spino Secco, pur con alterne vicende che, prima di diventare autonomo, lo hanno visto dipendere sia dai marchesi di Villafranca che da quelli di Mulazzo.
Oggi lo si può apprezzare nella veste che gli ha dato il restauro ultimato ormai più di venti anni fa e che ha visto il recupero di gran parte della struttura voluta da Tommaso Malaspina – governatore di Siena – nella seconda metà del XVI secolo quale elegante residenza fortificata. La breve dinastia dei marchesi Malaspina di Castevoli si estinse nel 1759 e il feudo tornò ad essere unificato con quello di Villafranca.
Se le torri circolari sono la caratteristica più evidente del nucleo abitato, il borgo offre altri spunti di interesse, a cominciare dal sistema della doppia porta di accesso, la più interna delle quali reca sulla sommità un bel bassorilievo marmoreo raffigurante la Madonna col Bambino, pregevole scultura del XV secolo.
Il nucleo che si snoda attorno al maniero è caratterizzato da case basse, che hanno mantenuto una significativa impronta tardomedievale, con un susseguirsi di portali tre-quattrocenteschi di semplice fattura ai quali se ne affiancano di più lavorati dei secoli successivi.
Sotto il castello, nel versante settentrionale, la facciata e le pareti perimetrali sono quanto resta dell’oratorio di Santa Maria, da tempo diroccato e abbandonato.
Da Borgo di Castevoli si sale fino all’abitato di Foce dove, prima di scollinare, si incontra l’oratorio di Santa Lucia risalente al XVII secolo come trasformazione di una piccola cappella collocata lungo la strada. Scesi nella valle sottostante ben presto si incontra la Pieve di San Martino (detta anche di Vico): al centro di una vasta area collinare e isolata da altre costruzioni, è una delle più antiche della Lunigiana storica, ricordata fin dal 998 (assieme a quelle di Urceola-Saliceto, di Soliera e di Venelia) nell’atto del marchese Oberto Opizzo I che la riconosceva a Gottifredo I Vescovo di Luni.
Importante presenza nell’organizzazione del territorio plebano e nodo della rete viaria lungo la sponda destra della Magra (in corrispondenza con la via del Borgallo e le pievi di Vignola e la già citata Urceola-Saliceto), dell’antico edificio restano ormai poche tracce, nascoste nelle murature delle ristrutturazioni che si sono susseguite nei secoli, spesso richieste dall’instabilità del terreno, testimoniata anche dai solidi contrafforti addossati al campanile e alla chiesa. Interessante persistenza da epoche remote è il grande fonte battesimale in pietra, ancora in uso all’interno della chiesa.
(Paolo Bissoli)