Inizia maggio: mese di luce ormai estiva, di profumo di fiori, di amori, di bellezza. Proprio questo mese dalla fragranza primaverile ma con accenni d’estate è tradizionalmente dedicato alla Madonna. In passato certamente molto di più rispetto a oggi, ci si trovava ogni giorno in chiesa per il “mese di maggio” o “maggetto” oppure in qualche aia o davanti a un’edicola per recitare a piccoli gruppi il rosario.
Ancora oggi molti santuari sono meta di pellegrinaggio, anche quotidiano, di tanti fedeli. è vero che il mese del rosario è ottobre che ospita l’omonima festa; maggio tuttavia, anche per la buona stagione, consente di muoversi e di ritrovarsi facilmente -purtroppo non quest’anno-; il rosario resta la preghiera popolare più diffusa anche in questo mese.
Non ne sono certo ma ho l’impressione che dopo un tempo di crisi del rosario ritenuto noioso per la ripetitività se ne sia oggi compreso meglio il valore, proprio per la sua capacità, attraverso la ripetizione, di aiutare a fare silenzio nell’intimo e meditare i misteri della vita di Cristo.
Il pensiero vola allora alle nostre chiese, nelle quali non mancano mai belle immagini della Madonna col Bambino e ai molti santuari, alcuni dei quali semplici e sperduti nei boschi della Lunigiana ma così cari al nostro popolo che spesso, proprio recita il rosario e magari a piedi vi è salito con devozione.
Tra le immagini mariane in particolare pensiamo a quelle della Madonna del Rosario, spesso circondata nell’altare da formelle con i misteri dipinti o scolpiti, talvolta belle statue con la corona in mano, altre volte con la Vergine intenta a consegnare la corona a San Domenico di Guzman che tanto si impegnò a diffonderne la devozione.
Un dipinto molto bello e di grande interesse artistico raffigurante la Madonna del Rosario si conserva nella chiesa di San Vitale al Mirteto di Massa restaurato nel 2011 da E. Rossi-S. Franceschini. Vi è raffigurata la Madonna che tiene in braccio il Bambino nell’atto di porgere il rosario a San Domenico di Guzman e a Santa Caterina da Siena.
Fa da coronamento alla composizione una teoria di angeli che sorreggono gli ovali in cui sono raffigurati i 15 misteri del rosario: quelli gaudiosi che, a partire dall’Annunciazione ripercorrono l’infanzia di Gesù, quelli dolorosi che narrano la passione e morte di Gesù sulla croce e quelli gloriosi che narrano la Resurrezione e Ascensione di Gesù, la discesa dello Spirito Santo, l’Assunzione della Vergine e la sua Incoronazione. Mancano ovviamente i misteri della Luce poiché solo di recente introdotti da San Giovanni Paolo II.
Il ritrovamento nell’archivio parrocchiale di un documento, presentato nel 2019 dalla dottoressa Elena Scaravella, ha permesso di ricostruire le circostanze della realizzazione del dipinto e dell’altare. Furono i confratelli della Compagnia del Santissimo Rosario che nel 1729 commissionarono a Francesco Staffetti di Carrara e a suo figlio Giuseppe l’altare in marmo e, nel 1730, l’ancona dipinta dal pittore carrarese Giacomo Grandi. Giacomo era figlio del più noto scultore Michele, molto apprezzato presso la corte estense come autore di straordinari strumenti musicali realizzati completamente in marmo.
Don Luca Franceschini