“Dite a tutti che Cristo è risorto”: la benedizione del Vescovo Giovanni

La mattina di Pasqua mons. Santucci ha benedetto la città di Massa con la reliquia del Crocifisso

Il Vescovo Giovanni a Massa davanti all'ingresso della Cattedrale
Il Vescovo Giovanni a Massa davanti all’ingresso della Cattedrale

E’ la notte della vigilia di Pasqua. Per le strade della città non gira anima viva. A Massa la cattedrale è tutta illuminata ma vuota, le panche sono deserte perché i fedeli sono rimasti a casa, impossibilitati a partecipare per le misure di contenimento dell’epidemia.
“Chi siamo noi, senza Gesù? Cosa facciamo adesso, senza Gesù?”, chiede il vescovo Giovanni nel corso dell’omelia. “Abbiamo bisogno di sentire dentro di noi che c’è urgenza e necessità della sua parola, ecco perché il Sabato Santo stiamo in silenzio, davanti al sepolcro”. Le parole di mons. Santucci esprimono la sensazione di desolazione e il clima diversi con cui questa Pasqua 2020 è stata celebrata.
La Settimana Santa appena trascorsa, la Messa Crismale rimandata a tempi migliori, il Triduo pasquale celebrato “senza il popolo”, hanno assunto un significato particolare, a motivo della pandemia. Ma questo non toglie ai cristiani, che si sono uniti spiritualmente alle celebrazioni, anche grazie alla televisione e ai mezzi messi a disposizione dalle nuove tecnologie, l’impegno di annunciare al mondo la risurrezione del Signore. “Noi dobbiamo imparare a correre – ha detto il Vescovo – per portare a tutti la notizia che Cristo è risorto, che la vita ha vinto la morte, la luce vince le tenebre, il bene vince il male, la speranza ha vinto la disperazione”.
Grazie al profilo facebook del Seminario vescovile di Massa e alla disponibilità dell’emittente televisiva locale Antenna 3, tante persone hanno potuto seguire da casa le solenni celebrazioni in cattedrale della Veglia, così come la S. Messa del mattino di Pasqua.
“La risurrezione diventa difficile da credere quanto la morte diventa certezza – così ha continuato il vescovo Giovanni nell’omelia – non solo per i discepoli, ma anche per noi, perché è vero che amiamo la vita, ma crediamo alla morte. È importante, allora, conoscere Gesù, conoscere la sua Parola e comprendere la proposta di vita nuova che dona, perché non viviamo per morire, ma viviamo nell’attesa della vita eterna”. Dalla vita nuova in Cristo, dunque, è opportuno dare importanza alle cose che contano, che servono per costruire una vita bella, gioiosa, grazie al dono di sé.
Mons. Santucci ha fatto poi riferimento alla situazione emergenziale scaturita dal coronavirus. “Che cosa ci insegna questa esperienza? Ci dice quanto è fragile la vita e quanto sono deboli le nostre sicurezze. La Pasqua ci invita a credere che il Signore ci farà uscire da questa condizione per tornare insieme nella gioia, perché la vita è più forte della morte”. Il vescovo ha poi esortato a pregare per le vittime del contagio, per gli ammalati in ospedale e nelle abitazioni e ad esprimere un ringraziamento al Signore per le tante persone che non hanno paura di mettersi al servizio di quanti sono colpiti dal virus.
A mezzogiorno, terminata la celebrazione del solenne pontificale di Pasqua, mons. Santucci ha inoltre compiuto un gesto di devozione, recandosi sul sagrato della Cattedrale e impartendo la benedizione con una reliquia del Crocifisso “miracoloso”. Facendo riferimento alla tradizione delle parrocchie del centro della città, che nel corso dei venerdì di Quaresima si recano in Duomo per un atto di affidamento e ringraziamento, il Vescovo ha chiesto la protezione del Signore per le popolazioni, con la preghiera che aveva composto già in occasione della IV Domenica di Quaresima.
Alla iniziativa erano presenti anche il sindaco di Massa, Francesco Persiani, e il consigliere regionale, Giacomo Bugliani, a nome delle istituzioni che rappresentano. A margine della benedizione, il Vescovo ha poi sottolineato come questa emergenza rappresenti una sfida a trovare soluzioni non solo per l’oggi ma soprattutto per il domani, nell’ottica di un nuovo stile di vita più solidale, avendo più attenzione ai deboli e agli ultimi.

(df)