
Tra Sette e Ottocento. Un nuovo saggio di Marco Angella

Marco Angella con paziente sfogliar di carte in archivi riesce a scovare scritture inedite che sono sempre un buon contributo di conoscenza di un territorio e la ricerca è “la tappa di un cammino, mai un punto d’arrivo ma un nuovo punto di partenza” (Franco Cardini). Presso la sezione Archivio di Stato di Pontremoli ha trovato in molti anni di ricerca numerosi manoscritti inediti su un “ramo” di almeno tre generazioni dei Portugalli attivi a Pontremoli e in Lunigiana tra il secolo XVIII e inizio del XIX.
Erano architetti, maestri e stuccatori di Arosio, frazione del comune svizzero dell’Alto Malcantone nel Canton Ticino, distretto di Lugano. Nel 1732 approdarono a Pontremoli i fratelli Domenico e Jacopo Portugalli, continuarono i loro figli Bartolomeo e Antonio, Pietro e Martino figli di Jacopo e i nipoti Giacomo e Innocenzo. Dalla ricerca, pubblicata in Archivio Storico per le Province Parmensi, quarta serie, vol. LXX, (anno 2018) Marco Angella avvalendosi di molti documenti fa emergere le prestazioni dei Portugalli in tutto il territorio della Lunigiana storica: hanno decorato edifici sacri e religiosi a Filattiera, Bagnone, Mulazzo, Zeri, Rocchetta di Vara, Villa e Santo Stefano Magra. Iacopo della prima generazione arrivata abitava nella Bietola.
In un inserto del Corriere Apuano del 27 settembre 2003 celebrativo dei 500 anni della dedicazione della chiesa di San Francesco già compariva un articolo di Marco Angella per presentare un opuscolo sugli stucchi dei Portugalli nella chiesa scritto da Luciano Bertocchi e curato dalla parrocchia dei Santi Francesco, Giovanni e Colombano. Sono tra gli stucchi più belli e più noti, fatti nel grande intervento di restauro su tutto l’interno della chiesa durato dal 1734 al 1758 come testimonia la lapide sopra l’ingresso.
La novità messa in evidenza è il bestiario fantastico (due draghi, una fiera e due asini contrapposti) insieme alle ricorrenti immagini di conchiglie, onde marine, fiori e diavoli. L’antichissima arte decorativa dello stucco, praticata in modo eccellente dai Romani, trova un nuovo slancio dall’età del Rinascimento, è molto fiorente nello stile barocco che accoglie l’enfasi degli ornamenti, i virtuosismi di forme modellate con un materiale poco costoso, duttile e malleabile come è lo stucco fatto di inerti e di leganti quali calce, limo, gesso, bitume. Il gusto rococò ha una festosità più tranquilla prima delle novità del Neoclassicismo che, studiando gli antichi, raggiunge il bello e il sublime di forme perfette.
Tra Sette e Ottocento anche la Lunigiana ha un suo patrimonio di arte dello stucco, è il periodo degli ultimi stuccatori artisti. Ricompare la decorazione a stucco nel primo Novecento con l’Art nouveau che ritiene inconciliabili industria e arte, rilancia la produzione artigianale in accordo con gli architetti. Anche nell’edilizia comune fino a qualche decennio fa abbiamo abbellito con cornici a stucco le pareti e gli agganci dei lampadari, ora fuori moda. (m.l.s.)