Se la partecipazione è democrazia!

Fivizzano, le lezioni all’Università del tempo libero 

Panorama di Fivizzano
Panorama di Fivizzano

Il prof. Mario Nobili nel Corso Università del tempo libero a Fivizzano, parlando della trasformazione della Curtis, che attraverso l’incastellamento diventa un Castrum con un suo territorio (XI-XII sec), ha descritto una mobilitazione di persone, pur nelle diverse condizioni sociali, che partecipavano attivamente al miglioramento del nascente castello con abitazione signorile, cappella, gestione della comunità attraverso assemblee sia di aristocratici che di popolo, unite nei momenti di criticità, per decidere sulla vita civile e religiosa del nascente comune.
Questo spirito di partecipazione si è poi concretizzato nei molti Statuti del XV secolo fino a gestire in modo partecipativo le comunità agricole, con testimonianze anche nei nostri borghi, come raccontato e spiegato dal dott, Giacomo Perfigli nella lezione sugli “Statuti delle piccole realtà della Lunigiana Orientale”.
Dalle riflessioni seguite da queste lezioni sono stato indotto a farmi una domanda: “è la partecipazione che crea la democrazia o è la democrazia che produce partecipazione?” Un dilemma e un dubbio. Vivevano in modo più democratico i nostri antenati che si mobilitavano ad ogni occasione per migliorare le loro condizioni di vita, dividendosi i compiti per la conservazione del territorio agricolo e artigianale, pastorale, oppure i cittadini italiani di oggi che manifestano la loro partecipazione recandosi pigramente a votare, e disinteressandosi all’organizzazione della vita quotidiana, affidandosi più alla clientela politica vissuta come un diritto piuttosto che all’adempimento dei propri doveri di solidarietà e di collaborazione al benessere comune?
Il dilemma rimane inquietante e ancora una volta lo studio della storia fa prender coscienza della strano sviluppo della nostra società negli ultimi cinquanta anni, che sta perdendo non solo la memoria, ma anche le tradizioni conservate nei nomi dati a ogni porzione catastale del nostro territorio, arrivati a noi fin dalle aggregazioni degli “alloderi” (le famiglie di liberi proprietari), che dal XII secolo hanno attivato il principio giuridico di eredità per il riconoscimento con denominazioni specifiche e definizioni delle particelle catastali.

Corrado Leoni